Altro che controlli, la spiaggia del Mort continua ad essere frequentata da persone alla ricerca di avventure sessuali. Ancora la spiaggia a luci rosse. La laguna del Mort è presa d’assalto dagli amanti della tintarella integrale, ma anche da esibizionisti e coppie in cerca di avventure a tinte forti. Complici le temperature di nuovo estive, anche nel weekend appena trascorso sono state migliaia le persone che hanno frequentato questo lembo di spiaggia, sospeso tra la foce del Piave e al confine tra i comuni di Eraclea e Jesolo. E molti si sono lasciati andare, vivendo una giornata a stretto contatto con la natura, prendendo il sole nudi, distesi tra la spiaggia o i gradoni in cemento, anche se quelle aree non sono riservate ai naturisti in quanto la sperimentazione che era stata avviata alcuni anni fa non è più stata ripetuta.
Il problema però non era rappresentato dai naturisti di per sé, ma da chi è andato oltre, dando vita ad effusioni sempre più spinte fino ad arrivare a veri e propri rapporti sessuali. Situazioni note da anni, già segnalate anche nel recente passato, ma che avevano fatto scattare una serie di controlli. Tecnicamente la spiaggia rientra nella zona di Eraclea Mare, dalla quale si accede a piedi, ma per la legge fa parte del territorio comunale di Jesolo. Per questo il sindaco Zoggia, dopo una serie di proteste, durante l’estate aveva dato vita a dei controlli. In un paio di occasioni sono state anche abbattute le baracche abusive utilizzate come “alcove” e la situazione sembrava essersi normalizzata. Salvo diventare esplosiva negli ultimi giorni anche perchè quel tratto di spiaggia continua ad essere frequentato dagli amanti del naturismo.
Domenica scorsa ci sono state delle situazioni che vanno oltre il naturismo in una zona frequentata da famiglie con bambini. Non ci voleva molto a capire cosa facessero gruppi di tre, quattro persone che assieme si aggiravano fra le dune. Alcuni di questi sono giunti nudi fra le famiglie con bambini che li hanno inutilmente invitati ad indossare il costume.
Scritto da Giuseppe Babbo per il quotidiano “Il Gazzettino“