Alla guida con un tasso alcolemico quasi sette volte superiore al limite, ma è stato assolto un automobilista di Eraclea che non era stato informato adeguatamente prima dei test. In via Colombo un 30enne di Eraclea ha provocato un incidente nel 2016, uscendo di strada e abbattendo la segnaletica verticale, finendo poi in un campo. Chiamati i soccorsi, non ha riportato lesioni gravi. Le forze dell’ordine hanno chiesto al medico di turno in ospedale di procedere all’alcoltest e anche al test sulla droga. «Al mio assistito», spiega l’avvocato Michele Casetta di Treviso, «non sono stati comunicati i dovuti avvertimenti di cui all’articolo 114 del codice di procedura penale, pur trattandosi di accertamenti irripetibili. Gli è stato comunicato che avrebbe potuto farsi assistere da “persona idonea” e non da un “difensore di fiducia”, come suo diritto». Il medico ha effettuato i prelievi e consegnato le provette ai carabinieri di San Donà che hanno provveduto a trasmettere il materiale biologico al Laboratorio di Igiene Ambientale e Tossicologia Forense di Mestre. Il giorno successivo è stata accertata l’assenza di stupefacenti, ma un tasso alcolemico pari a 3.16 g/l, circa sette volte il massimo consentito. «Solo a giugno, 4 mesi dopo, all’automobilista è stato notificato il provvedimento di sospensione della patente per due anni da parte della Prefettura di Venezia», ricorda l’avvocato Casetta, «ci siamo opposti avanti il Giudice di Pace di San Donà il quale ha sospeso la sanzione. Quindi, pur respingendo l’opposizione, ha dichiarato con sentenza la riduzione del periodo di sospensione a quello già sofferto, quindi a soli tre mesi. Successivamente è stato rinviato a giudizio dalla Procura di Venezia. All’udienza di questi giorni, a fronte della mia eccezione di nullità e inutilizzabilità degli accertamenti ematici, in assenza degli avvertimenti prescritti dalla legge, le parti hanno acconsentito alla acquisizione degli atti. La stessa Procura ha chiesto l’assoluzione perché il fatto non sussiste poi confermata dal giudice.
Scritto da Giovanni Cagnassi per il quotidiano La Nuova Venezia.