Rispetto al procedimento in corso la multa rappresenta davvero poca cosa. Per l’Amministrazione comunale però si tratta ugualmente di un segnale e per il futuro non è nemmeno escluso che ci siano altri provvedimenti visto che i carabinieri hanno già inviato una relazione in Procura dove si stanno valutando altre eventuali violazioni. In ogni caso ieri è stata notificata la sanzione amministrativa a chi, dieci giorni fa, ha acceso i fuochi d’artificio dopo il ritorno a casa di Luciano Donadio e del figlio Adriano, usciti dal carcere dopo quasi quattro anni di custodia cautelare. Si tratta di una multa di appena 50 euro, il massimo previsto secondo il regolamento per l’accensione di fuochi d’artificio senza autorizzazioni comunali.
Su questo fronte il sindaco Nadia Zanchin, stigmatizzando l’episodio, nei giorni scorsi aveva annunciato che il Comune, con il comando della Polizia locale, si sarebbe mosso. Ad essere sanzionato è stato un uomo, anche se per il momento, e vista la delicatezza della situazione, la stessa prima cittadina ha ritenuto di non specificare altri dettagli, ovvero se sia un famigliare oppure un conoscente della famiglia Donadio. A lui gli agenti della Polizia locale sono arrivati dopo l’attività di accertamento svolta dai carabinieri della locale stazione, intervenuti prontamente i via Sarpi dove si trova la casa di Luciano Donadio e dove si erano alzati in cielo di fuochi d’artificio che avevano illuminato a giorno Eraclea. Giusto nella sera in cui papà e figlio, e altri imputati nel maxi processo, erano stati rilasciati per decorrenza dei termini di custodia cautelare. Intervenuti sul posto, gli uomini dell’Arma avevano identificato i presenti e avviato gli accertamenti del caso, appunto risalendo a chi aveva sparato quei botti. Una volta passate le informazioni al Comando della Polizia locale, completati i vari adempimenti di legge, ieri è scattata la sanzione.
«Abbiamo applicato il massimo previsto dalla normativa spiega il sindaco Nadia Zanchin si tratta di una violazione di una norma del regolamento comunale, appunto l’accensione dei fuochi d’artificio senza autorizzazione. Di fronte a quella situazione noi potevamo non potevamo fare altro. Per quanto poco il segnale è stato dato, come riteniamo di aver chiarito da che parte stiamo con l’incontro in Prefettura, senza troppe strumentalizzazioni e senza alcuna marcia della legalità, per altro richiesta da chi nemmeno abita a Eraclea».Il rumore di quei fuochi d’artificio ha provocato una grande indignazione arrivata anche in parlamento grazie anche all’interrogazione presentata mercoledì scorso al ministro Carlo Nordio dalle parlamentari delle Lega Giorgia Andreuzza e Ingrid Bisa. «I festeggiamenti in grande stile con i fuochi d’artificio ha ribadito proprio Bisa in aula – che hanno provocato l’intervento dei carabinieri, per il ritorno a casa di Luciano Donadio, sono un palese messaggio rivolti ai 12mila residenti di Eraclea e a tutti gli italiani; abbiamo presentato un’interrogazione affinché ci sia attenzione rispetto a quanto accaduto, lo Stato non si deve mai piegare ai ricatti».
Intanto ieri è continuato anche il processo con la testimonianza dell’ex Questore di Venezia, Vito Danilo Gagliardi che dal 2017 al 2019 ha diretto la polizia nel capoluogo lagunare. «Eraclea era una delle tante inchieste di cui si occupava la Squadra Mobile all’epoca ha detto -. Sì, me ne hanno parlato. Non mi sono state proposte misure di prevenzione né io le ho prese in considerazione. Non c’erano problemi di ordine pubblico a Eraclea. Non era certo come in via Piave, a Mestre, dove era forte l’allarme e dove c’era un vero problema anche di ordine pubblico perché era presente una criminalità impegnativa». Poco dopo la precisazione, di fronte al pm Federica Baccaglini. «Per ordine pubblico si intende quando ci sono manifestazioni con tanta gente ed è necessario chiamare tanti carabinieri e tanti poliziotti, magari la Celere».
Scritto da Giuseppe Babbo per il quotidiano Il Gazzettino