È tornato a casa a Eraclea il poliziotto del commissariato di Jesolo, Moreno Pasqual. Per lui la misura degli arresti domiciliari ad Eraclea dopo mesi di carcere. Era tra i cinquanta arrestati nell’operazione “At Last” della Dda di Venezia contro la mafia a Eraclea. Ora è agli arresti domiciliari dopo il carcere a Roma e poi a Padova. In forza al commissariato di Jesolo, era considerato un uomo utile ai casalesi, il poliziotto “amico” del clan che agevolava le pratiche ed era un punto di riferimento per il boss Luciano Donadio. Un altro poliziotto di Jesolo coscienziosamente lo aveva visto più volte parlare con Donadio al commissariato, segnalando questa anomalia alle autorità.
L’accusa all’ex poliziotto era di aver fornito informazioni riservate al clan dei casalesi, in particolare riguardo a indagini nei loro confronti. Un gioco da ragazzi per chi, illecitamente in questo caso, poteva accedere alle banche dati della Polizia di Stato. Pasqual era accusato inoltre di aver garantito protezione e supporto dopo i controlli di altre forze di polizia. E per questo era stato ripagato dai casalesi a vario titolo. Ora è tornato a casa dopo che era stato tra gli arrestati di spicco quel 19 febbraio del 2019 quando a Eraclea la polizia andò a prendere a casa sua il sindaco Mirco Mestre con l’accusa di voto di scambio. Prima di Pasqual era tornato a casa, sempre ai domiciliari, anche Emanuele Zamuner, carrozziere di Eraclea, con uno speciale permesso per andare al lavoro. Zamuner era stato accusato di essere l’uomo di collegamento tra il sindaco Mirco Mestre e il clan dei casalesi in vista delle amministrative a Eraclea che lo vide primeggiare su Giorgio Talon per 70 voti alquanto sospetti. Ma Zamuner ha sempre sostenuto di aver agito spontaneamente e senza alcun accordo con il futuro sindaco.
Scritto da Giovanni Cagnassi per il quotidiano “La Nuova Venezia”