Dopo 108 giorni, da ieri sera Mirco Mestre, l’ex sindaco di Eraclea e avvocato accusato di voto di scambio politico-mafioso nell’ambito della maxi inchiesta sui Casalesi nella località balneare, è agli arresti domiciliari nella sua casa di Eraclea. La decisione è stata presa nel primo pomeriggio dai giudici del tribunale del Riesame, chiamati a valutare l’appello cautelare presentato dal suo difensore, l’avvocato Emanuele Fragasso, dopo che la gip Marta Paccagnella – che lo aveva messo in carcere il 19 febbraio – gli aveva negato i domiciliari alla fine di marzo. Così come un primo no all’uscita dal carcere era arrivato dallo stesso Riesame a metà marzo, una manciata di settimane dopo l’operazione che aveva portato dietro le sbarre l’allora sindaco (che poi si è dimesso), accusato di essere stato eletto nel 2016 con i voti dei sodali del boss dei Casalesi ad Eraclea Luciano Donadio, promettendo in cambio la possibilità (poi naufragata) di realizzare una centrale a biogas a Stretti. Assieme a lui, altre 49 persone erano finite in cella. Vestito sportivo, magro, Mestre è uscito da Santa Maria Maggiore alle 18.25 assieme alla moglie che poco prima, con il fratello dell’ex sindaco, aveva fatto un viaggio da Santa Maria Maggiore a piazzale Roma con un paio di grandi borse. Nessuna parola da parte dell’ex sindaco, come previsto dal regime degli arresti domiciliari, nessuna particolare espressione una volta lasciatosi dietro il portone di ferro da cui era entrato a inizio aprile, dopo un primo periodo di detenzione a Tolmezzo. Mestre si è allontanato dal carcere a braccetto della sua donna. In piazzale Roma c’era il fratello ad attenderlo già in auto, direzione Eraclea, dove è arrivato dopo un’ora di viaggio. I giudici del Riesame hanno concesso all’ex sindaco di tornare nella sua casa. Il pm Roberto Terzo, nell’udienza della scorsa settimana, aveva dato parere favorevole agli arresti domiciliari, a patto che Mestre non tornasse ad Eraclea. Un parere, quello del magistrato, che non è vincolante. E così l’avvocato Fragasso ieri mattina, ribadendo in principalità il venir meno delle esigenze cautelari e in subordine gli arresti domiciliari, è arrivato in udienza con almeno tre proposte di luoghi per la detenzione domiciliare. Oltre a Eraclea, anche Jesolo e San Donà. Ma il tribunale del Riesame ha ritenuto che, dopo quasi quattro mesi e con la presunta associazione mafiosa smantellata dall’indagine, Mestre potesse tornare nella “sua” Eraclea. Il ragionamento verrà messo nero su bianco nelle motivazioni che saranno depositate nelle prossime settimane. Molto soddisfatto l’avvocato Fragasso: «Lo Stato ha vinto rispetto all’associazione di stampo mafioso. Se si ammetteva che Mestre non potesse tornare ad Eraclea, significava dire che ad Eraclea comanda una associazione di stampo mafioso e non lo Stato. E questo da cittadino non posso accettarlo»
Scritto da Rubina Bon per il quotidiano La Nuova Venezia.