Come l’ex sindaco di Eraclea Mirco Mestre, anche Emanuele Zamuner è stato assolto perché il fatto non sussiste. Per quattro anni e mezzo ha vissuto con quel peso insopportabile dell’accusa di scambio elettorale politico mafioso. Ha trascorso 29 mesi tra carcere e domiciliari che si sarebbe configurato nell’articolo 416 ter. Il titolare della carrozzeria 3 Stelle di Eraclea inizia ora una nuova vita. «Mi sento rinato», ha commentato a caldo dopo la sentenza, «Sono leggero come una piuma. Devo ringraziare chi mi è stato vicino in questi anni, i miei figli, mia mamma e mio papà, i miei fratelli, tutti i collaboratori della mia azienda che hanno continuato a lavorare con impegno e serietà».
«Me la sentivo» aggiunge «perché io non ho fatto nulla. L’accusa era che il sindaco mi avesse mandato a chiedere voti per lui, ma io ho solo fatto una normale campagna elettorale. Ringrazio anche il mio avvocato per il supporto anche umano oltre che legale. Mi ha sempre tenuto lontano dalla tensione, dalla scena, e questo è servito molto. Sono stati 4 anni e mezzo di sofferenza continua e non è stato certo facile». «Adesso», conclude con rinnovata speranza, «mi rimetto a lavorare, perché prima ero bloccato, nessuno mi dava credito, non avevo la possibilità di fare nulla».
L’avvocato Federica Bassetto ha difeso Zamuner con la consapevolezza che il suo cliente fosse innocente davanti ad accuse tanto gravi. Aveva fatto la campagna elettorale per il suo amico Mirco, chiedendo voti e distribuendo santini a tanta gente, tra cui anche Luciano Donadio. Ma il voto di scambio è altra cosa. «Non è semplice commentare la sentenza senza la motivazione in mano», premette il legale di San Donà «Il mio assistito ha sempre detto di aver fatto solo una semplice e normalissima campagna elettorale, chiedendo a chi conosceva di votare e questo non lo ha mai nascosto. E lo ha fatto senza chiedere niente in cambio né tanto meno offrire qualcosa. Ha distribuito dei “santini”, quello che si fa di solito in campagna elettorale e nulla di più».
Scritto da Giovanni Cagnassi per il quotidiano La Nuova Venezia