Il processo per le presunte infiltrazioni della camorra nel Veneto orientale si aprirà a gennaio. A un mese dalla conclusione delle indagini, la procura di Venezia ha chiesto il rinvio a giudizio delle 76 persone indagate, a 37 delle quali è contestata l’associazione a delinquere di stampo mafioso. Complessivamente i pm hanno definito 88 capi d’imputazione tra cui estorsione, usura, detenzione di armi, spaccio di sostanze stupefacenti, bancarotta e false fatturazioni. Durante questi 9 mesi di indagine, le imputazioni sono rimaste pressoché invariate, fatto salvo per lo stralcio di alcune posizioni minori. Tra gli indagati di cui i pm Roberto Terzo e Federica Baccaglini hanno chiesto il rinvio a giudizio vi sono l’ex sindaco di Eraclea, Mirco Mestre, l’ex vice sindaco Graziano Teso, il presunto numero uno del clan casalese Luciano Donadio e i suoi figli Adriano e Claudio, accusati invece di associazione mafiosa, come le segretarie Michela Basso e Claudia Zennaro, l’imprenditore Graziano Poles, Christian Sgnaolin, Paolo Antonio Valeri e Mauro Secchiati. Di concorso esterno sono accusati anche il poliziotto Moreno Pasqual e il bancario Denis Poles, mentre il favoreggiamento di Donadio, con l’aggravante mafiosa, è contestato all’avvocato Annamaria Marin, presidente della Camera penale lagunare.
La richiesta di rinvio a giudizio elaborata dalla Procura è ora sulla scrivania del giudice per le indagini preliminari Andrea Battistuzzi, il quale dovrà fissare la data dell’udienza preliminare. I tempi però sono stretti e a ciò si aggiunge un calendario a singhiozzo legato alle festività. I termini delle circa 50 misure cautelari disposte in seguito alle indagini ed eseguite al momento del blitz scadranno tra poco, esattamente il 19 febbraio, a un anno esatto dall’operazione. Per questo motivo l’udienza preliminare dovrebbe svolgersi nei primi giorni di gennaio. Il tempo a disposizione è dunque poco e il lavoro da svolgere è parecchio. Gli atti vanno notificati non solo ai tanti imputati ma anche a tutte le persone offese.
A parere di Nicola Pellicani, deputato del Pd e membro della commissione d’inchiesta parlamentare sulle Mafie, a Eraclea ci sarebbe un «chiaro intreccio tra politica e affari». Il deputato ha inoltre spiegato di avere presentato un’ interrogazione al ministro degli Interni Luciana Lamorgese, ex prefetto di Venezia, per chiedere di fare luce sull’approvazione del piano del Livenzuola, cioè la riqualificazione di un’area di Eraclea con la costruzione di un palazzo di 11 piani con area commerciale e un villaggio turistico, ma anche sugli «spunti che riguardano Caorle» e «sulla presenza della ‘ndrangheta a Jesolo, che si era impossessata del Golf Club», scrive il deputato.
Scritto da Andrea Rossi Tonon per il quotidiano “Corriere del Veneto“