Pronti a tornare alle prossime elezioni. Graziano Teso è attorniato dal suo gruppo compatto che non ha alcuna intenzione di dimettersi, neppure dopo che lo ha fatto il sindaco di Eraclea, Mirco Mestre, con un telegramma dal carcere di Tolmezzo dove è rinchiuso. Teso non esclude una sua nuova candidatura quando nel 2020 si tornerà alle urne. Il 1° Marzo le dimissioni di Mestre sono state protocollate e da quella data avrà venti giorni per revocarle. In caso contrario, il consiglio comunale cadrà anticipando la possibilità di scioglimento per mafia, che sarebbe il primo caso in Veneto. L’ultimo consiglio comunale è stato quello di lunedì sera: non ce ne saranno altri, come Teso ha comunicato ufficialmente ieri. Un Consiglio convocato in seduta ordinaria per votare alcune delibere e verbali, e poi la comunicazione della sospensione del sindaco Mestre da parte del prefetto. Dovevano esserci le dimissioni dei cinque consiglieri di minoranza, ma il Consiglio è stato sospeso subito dopo i primi due punti. Vicesindaco Teso, perché ha sospeso il Consiglio e fatto uscire i giornalisti? «Intanto non era un Consiglio straordinario, lo abbiamo convocato noi per approvare le delibere all’ordine del giorno. La stampa è rimasta in aula, sono stati fatti uscire i fotografi. Abbiamo applicato un regolamento approvato dall’ex sindaco Talon. A chi ci ha criticato rispondo che in consiglio comunale lunedì sera abbiamo applicato la legge, lo statuto e il regolamento comunale». Perché ha stabilito di sospendere la seduta? «Non volevamo che fosse usato il consiglio comunale per altri scopi politici, come una vetrina per l’opposizione che voleva presentare le sue dimissioni in modo non corretto. Potevano presentarle prima se proprio erano così determinati. Invece hanno atteso il consiglio comunale per un’azione politica». Ci sono contestazioni sulla data del telegramma con le dimissioni di Mestre dal carcere. Talon sostiene sia arrivato il 22 febbraio. «Noi lo abbiamo ricevuto il 25 febbraio, quindi non avremmo potuto comunque rispettare i termini per tornare a elezioni quest’anno. Il telegramma annunciava le dimissioni che dovevano essere protocollate però attraverso una delega che poi è stata presentata per il protocollo il giorno 1 marzo, venerdì, e da quella data possono essere revocate entro 20 giorni». E dopo il Consiglio sarà decaduto? «Noi speriamo ancora di no, anche se rispettiamo ogni decisione del sindaco cui va tutta la nostra solidarietà». Lei, vicesindaco, è indagato per quali fatti? «Le indagini riguardano ancora episodi del 2006, il tempo è passato e io ho dato subito massima disponibilità agli inquirenti. In fondo si tratta di indagini iniziate ancora nel 1998 -2000». L’ordinanza parla dell’impegno di Teso a favore del gruppo di Donadio nella ricerca di acquirenti per l’Hotel Victory, in particolare con il gruppo Usa, rappresentato dall’avvocato Bruno Barel, che voleva investire su Valle Ossi. «Ci sono indagini in corso, risponderò nelle sedi opportune. Il sindaco conosce ovviamente molte persone e si trova a vivere tante situazioni. Ma posso fin d’ora affermare che non ci sono atti dell’indagine che siano collegati al palazzo. Non vi è alcuna collusione con la mafia da parte delle istituzioni. Noi dobbiamo ribadirlo e siamo ancora qui per questo. Su Valle Ossi si parte dal 1998 per arrivare al 2015. Sono stati ridotti i metri cubi con un nuovo villaggio a bassissimo impatto e adesso siamo alla “Vas” in Regione con molti enti sovra comunali coinvolti. Non abbiamo nulla da nascondere. Se arriverà il commissario prefettizio, saremo ben felici e poi ci sarà anche una commissione di accesso da Roma e noi abbiamo massima fiducia».
Scritto da Giovanni Cagnassi per il quotidiano La Nuova Venezia.