Falsa commercialista di Eraclea truffa un imprenditore. Era riuscita a farsi consegnare un totale di 47 mila euro in varie tranche da un imprenditore di Istrana (Treviso), garantendogli che, in qualità di dottore commercialista, avrebbe risolto alcune controversie che lo vedevano coinvolto. Ma secondo la Procura della Repubblica di Venezia, P. P., 49enne di Eraclea, è stata autrice di una truffa per la quale ora, difesa dall’avvocato Matteo Lazzaro, è finita a processo davanti alla giudice monocratica Michela Rizzi. Ieri si è aperto il dibattimento che è stato rinviato al 25 gennaio 2018 per ascoltare i primi testi del pubblico ministero. Stando alle accuse, P. P. si era qualificata all’imprenditore come dottore commercialista che esercitava la professione in uno studio associato a San Donà, dicendosi in grado di fornire assistenza legale e tributaria all’uomo per alcune questioni da dirimere. Proprio per questo, la donna aveva chiesto all’imprenditore la copia dei documenti e degli atti giudiziari relativi alle vertenze che lo riguardavano, facendosi rilasciare anche l’autorizzazione al trattamento dei dati personali. Secondo la Procura, così facendo la 49enne di Eraclea «induceva in errore circa le proprie reali competenze ed abilitazioni professionali e si procurava in tal modo un ingiusto profitto corrispondente all’importo complessivo di 47.000 euro». Soldi, questi, che l’imprenditore avrebbe consegnato alla donna in contanti e in varie tranche nel periodo compreso tra il settembre 2012 e l’aprile 2013 «al fine di far fronte ai costi derivanti dalla risoluzione di dette controversie e di remunerare una sua inesistente attività professionale». Tra le varie contestazioni della Procura figurano i 3.000 euro che nell’ottobre 2012 l’imprenditore aveva versato alla donna per il pagamento di debiti al Fisco relativi a una società di cui l’uomo era socio. Ma quei soldi, secondo l’accusa, non sono mai stati versati nelle casse dell’Erario. E ancora l’anticipo di 1.500 euro per il lavoro che la donna di Eraclea sosteneva (falsamente, secondo l’accusa) di aver avviato per il recupero di 101.500 euro a seguito della definizione positiva di una controversia finanziaria che vedeva coinvolto l’imprenditore. Ma c’è un’altra truffa che viene contestata dalla Procura lagunare alla eracleense: è quella che la donna avrebbe messo a segno ai danni di un centro estetico di San Donà nel maggio 2014, in tutto 270 euro per prestazioni non pagate. In una prima occasione la donna di Eraclea aveva detto all’estetista di essere senza contanti. Poi gli episodi si erano ripetuti e le scuse si erano modificate: prima lo sportello bancomat non funzionava, poi che le avevano rubato il portafogli. Infine aveva chiesto all’estetista le coordinate per estinguere i suoi debiti con un bonifico bancario. Ma i conti alla fine non erano mai stati saldati.