I genitori di Giuliano Babbo chiederanno un risarcimento. «Basta morti innocenti sulle strade» sono le poche parole affidate al loro legale, l’avvocato Franco Zorzetto, dopo la tragica morte di loro figlio, il 53enne ucciso nel tragico incidente stradale sulla bretella del centro commerciale a San Donà a seguito del sorpasso di un giovane kosovaro senza patente. I genitori di Giuliano dipendente della 3b di Salgareda, Giorgio e Vittoria, con le figlie Sonia e Barbara, si sono chiusi nel loro dolore e chiedono adesso un po’ di pace nei giorni più difficili in cui dolore e rabbia si stanno stemperando in una difficile razionalità e subentrano l’affetto perduto, la nostalgia insopportabile, la debolezza e l’impotenza che pervadono l’anima. I funerali di Giuliano Babbo dovrebbero essere confermati mercoledì, alle 15, nella chiesa parrocchiale del Brian, piccola frazione di Eraclea ai confini con Caorle. Alla famiglia sono giunte in questi giorni le condoglianze e la solidarietà, ma anche la rabbia, del vice sindaco Graziano Teso a nome di tutta l’amministrazione comunale di Eraclea, per una morte che non doveva colpire ancora una volta questa famiglia, che già 25 anni fa aveva perso il figlio ventenne Marco in un incidente stradale in cui morirono altri quattro giovani della zona, in località Sindacale. Un lutto mai superato completamente, soprattutto dalla mamma. Ora la famiglia ha vissuto nuovamente l’ incubo, misto alla collera per le circostanze in cui è avvenuto l’incidente. Giuliano è morto per quella che a tutti gli effetti, e indipendentemente dall’esito dalle indagini in corso, pare una bravata, addirittura una sfida tra due ragazzi, cugini, uno dei due senza patente, finita in una tragedia che ha turbato tutti. Oggi saranno interrogati i due cugini finiti in carcere dopo le accurate e velocissime indagini dei carabinieri di San Donà che sono riusciti a rintracciarli dopo il loro tentativo di fuga. Il legale della famiglia, l’avvocato Zorzetto, sta esaminando tutti gli atti in un fine settimana devastante per la famiglia. «È chiaro che ci sarà una causa, la richiesta di un risarcimento», dice l’avvocato, «ma la perdita di un figlio non si può certo risarcire. La famiglia mi ha stupito e commosso per la estrema compostezza nel dolore, la forza di parlare e commentare senza andare mai oltre il limite. C’è la voglia di resistere, di non lasciarsi andare per fare in modo che altre persone non debbano più morire sulle strade e soprattutto per cause come queste».
Giovanni Cagnassi