Gli accoltellatori sono stati scarcerati, Stefano C. è libero «È assolutamente estraneo ai fatti», ha spiegato il suo avvocato Rampazzo, «Lui si è trovato in una situazione diversa che non c’entra nulla con l’accoltellamento». Giulio M. invece dovrà rispettare i domiciliari. La decisione del Tribunale di Pordenone ha gettato una coltre di amarezza nella famiglia di Umberto e nella comunità di Caorle. È altrettanto vero, tuttavia, che anche l’atteggiamento del gruppo di giovani caorlotti venuto a contatto con quelli di Ponte Crepaldo, frazione della vicina Eraclea, non sarebbe stato positivo. Lo riferiscono le testimonianze. «Quando ti hanno preso in quel modo non ci ho visto più». Così si era giustificato, poi hanno riferito la frase ai carabinieri, Giulio M. rivolgendosi a Stefano C. nel tragitto verso casa. Dalle testimonianze, fornite all’Arma, emergono altri nuovi particolari. La ragazza oggetto della contesa, accusata forse ingiustamente della rottura di uno smartphone, ha confermato di essere stata urtata da uno dei ragazzi di Caorle, Andrea Ceccotto. E qui c’è un altro episodio che rende la vicenda ancora più assurda. Poco prima i toni tra i gruppi erano molto amichevoli. Al punto che Stefano C. e Umberto Cagiano si stavano facendo un selfie assieme. È lì che è caduto il cellulare di Ceccotto, rompendosi. E da lì Ceccotto ha chiesto chiarimenti, a quanto sembra sopra le righe. Era davvero colpa della ragazza? Stefano C. e Ceccotto si sono affrontati da una parte, Giulio M. e Cagiano dall’altra. Incredulo Pasquale Cagiano, padre di Umberto, per la decisione presa dal Tribunale di Pordenone: «Io non capisco dovrò consultarmi con il mio legale. Mio figlio intanto recupera bene e migliora giorno dopo giorno, non credo però che verrà dimesso presto dall’ospedale».
Credits: Scritto da Rosario Padovano, tratto dal quotidiano “La Nuova Venezia“.