«Sono dispiaciuto e molto amareggiato per la sentenza». Graziano Teso, più volte sindaco ed ex vice sindaco di Eraclea nella precedente giunta, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa nell’ambito delle indagini sulla camorra a Eraclea, ha saputo mercoledì sera tardi della sentenza severa che lo condanna a 3 anni e 3 mesi di reclusione. Inizialmente si è chiuso nel silenzio e non ha voluto esprimere alcun commento, sebbene incalzato. Per il conosciuto politico e amministratore di Eraclea è stato l’ennesimo duro colpo che da quel febbraio 2019 gli è stato inflitto dalla giustizia, causando il terremoto nella sua giunta poi caduta assieme al sindaco, Mirco Mestre, arrestato e rinchiuso in carcere mentre il vice sindaco Teso risultava indagato e veniva considerato dai più il vero artefice di questo sistema svelato dalla Procura antimafia.
Da allora è successo di tutto a Eraclea. Un via vai di forze dell’ordine, presidi, manifestazioni. E i cittadini che si sono progressivamente chiusi a riccio per non dover commentare. La successiva caduta della giunta, la commissione ministeriale che ha passato al setaccio tutti gli atti del Comune e l’intera macchina amministrativa, la paura che fosse sciolto il Comune per mafia il Comune, primo caso in Veneto, come poi non è incredibilmente avvenuto scampando l’ennesima onta sulla cittadina già profondamente segnata da questa vicenda intricata e scabrosa.
Teso in questi lunghi mesi si è spesso sfogato, ha proclamato la sua estraneità in varie occasioni parlando liberamente e senza paura, ostentando la massima serenità. Ma adesso il cerchio si stringe, arrivano le prime sentenze e questi riti abbreviati che iniziano a stabilire pene molto severe. Se è vero che il Ministero dell’Interno non ha sciolto clamorosamente il Comune per mafia, è vero altresì che la giustizia continua a fare il suo corso e i magistrati stanno lavorando ancora e senza sosta nel processo con il rito ordinario e le udienze che si succederanno da qui ai prossimi mesi.
Questa volta Graziano Teso ha pronunciato solo poche parole di rammarico con un tono molto pacato e la voce stanca. Anche per un politico con decenni di esperienza alle spalle, la cui salute si è molto indebolita, ora non è facile affrontare le verità processuali con distacco e l’energia di un tempo. Lo si vede ancora a Eraclea, passeggiare e scambiare due chiacchiere con qualche amico o conoscente. La comunità, almeno per una buona parte, ha ancora rispetto per lui e si riserva prima di accusare o schernire. Si è dunque affidato ai suoi legali, tra i quali l’avvocato Dimitri Girotto. «Il mio assistito è davvero molto amareggiato», conferma il suo legale, «come lo siamo del resto anche noi. Ora esamineremo con estrema attenzione le motivazioni della sentenza per poi decidere se procedere con una impugnazione. Intanto possiamo rilevare che la pena è inferiore a quella che era stata richiesta dal pubblico ministero, ma in assenza delle motivazioni non possiamo dire di più. Io stesso sono sicuramente dispiaciuto per questa severa decisione. Graziano Teso ha sempre ritenuto di aver finora dimostrato le ragioni della sua innocenza e di non aver compiuto azioni illecite. E quindi ha sempre considerato che non sussistessero i presupposti per un’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa che già in altri casi più eclatanti in Italia si è dimostrata spesso infondata nei processi scaturiti».
Scritto da Giovanni Cagnassi per il quotidiano “La Nuova Venezia”