«Entro Natale Eraclea conoscerà il suo destino». L’ex vice sindaco di Eraclea, Graziano Teso, indagato nelle indagini per mafia che hanno portato all’arresto del sindaco Mirco Mestre, è certo che il “regalo” arriverà sotto l’albero. Potrà essere lo scioglimento del Comune, primo caso in Veneto, oppure un nulla di fatto che comunque precipiterebbe la cittadina nel caos dopo una così vasta indagini e una commissione d’accesso che ha passato al setaccio tutti gli uffici del Comune in cerca di prove dei collegamenti con i casalesi. Teso misura le parole dopo i vari interrogatori. Le indagini su di lui vertono in particolare sulla questione dell’hotel Victory, riconducibile ai Casalesi. L’ordinanza parla dell’impegno di Teso che sarebbe stato a favore del gruppo di Luciano Donadio nella ricerca di acquirenti della struttura che potevano essere trovati nel fondo Numeria, che però non aveva accettato l’idea, già impegnato per Valle Ossi. E Teso ha sempre sostenuto di essere intervenuto in quel frangente per aiutare delle persone in difficoltà che chiedevano aiuto senza sapere altro.
Cosa dice della foto che la ritrae con il boss Donadio?
«Ribadisco di non conoscerlo, se poi mi hanno fotografato con lui vicino in una qualche occasione non so cosa dire. Può essere accaduto come poteva a chiunque a Eraclea. Ci possono essere state tante occasioni, eventi, in cui Donadio si è avvicinato a me come hanno fatto tantissimi altri. E qualcuno ha scattato delle foto».
Torna sotto la lente il piano di piazzetta Livenzuola.
«Siamo stati gli unici a rivedere il piano. Prima c’era stata la vendita dei terreni con il rogito della giunta Talon. Insomma eravamo di fronte a diritti già acquisiti dai privati. Io quale vice sindaco ho firmato la delibera 3 giorni dopo che il sindaco era stato arrestato, ma si trattava di un passaggio burocratico, era una sorta di atto dovuto dopo che la giunta aveva approvato il progetto. Stiamo parlando di imprenditori, gente che investe sul territorio e che avrebbe potuto chiedere anche i danni per l’operato dell’amministrazione. Noi abbiamo lavorato correttamente».
Cosa sta succedendo a Eraclea?
«Forse qualcuno dovrebbe chiedersi perché di tanto fango gettato su questa realtà. Pensiamo che ad oggi è tutto bloccato, non si muove praticamente nulla sul territorio. Adesso Eraclea è famosa e conosciuta per questa inchiesta sulla mafia. Mi è capitato di andare a Mirano per una visita. Nel vedere la mia residenza a Eraclea un impiegato ha esclamato: “Ah, Eraclea, dove c’è la mafia”. Mi è venuto da rispondergli: “Mi dica pure, io sono un indagato”. Una cittadina in cui è stato evidenziato anche il clima omertoso che sembra più dettato dal desiderio di voltare pagina».
Scritto da Giovanni Cagnassi per il quotidiano La Nuova Venezia.