Con ben 37 anni di carriera nell’Arma, è andato in quiescenza il comandante della stazione di Eraclea Pasquale Tardio, luogotenente con carica speciale ovvero il più alto dei sottufficiali. Ad Eraclea, dove abita con la famiglia, Tadio ha svolto 25 anni di servizio ininterrotto.
Di origini pugliesi, ha iniziato la sua carriera a Campobasso il 2 febbraio 1983, poi la scuola sottufficiali, il trasferimento in Piemonte dove istruiva gli allievi carabinieri, poi ancora ha prestato servizio a Belluno ed infine è arrivato ad Eraclea. Pasquale Tardio è uno dei comandanti più conosciuti e rispettati e ha concluso il servizio in un momento difficile in cui le indagini per la mafia a Eraclea hanno lasciato il segno in una comunità sconvolta che ha visto penetrare le indagini fino ai gangli del Comune che però non è stato sciolto per mafia. «Un’indagine che proseguiva da 10 anni», ricorda Tardio «i cui esiti abbiamo visto tutti e che sono ancora oggetto di un processo penale. Eraclea ha avuto nel corso degli anni dei problemi soprattutto legati alla microcriminalità, tra furti e spaccio. Noi stessi abbiamo lavorato molto anche sul fronte della droga e a più riprese abbiamo effettuato dei sequestri, tra i quali spiccano un chilo di cocaina, poi 8 chili di marijuana. E abbiamo sempre relazionato ai vertici dell’Arma ogni nostra operazione o indagine in corso che riguardasse il territorio. Nel 2019 le indagini per mafia sono arrivate alla conclusione dopo molti anni con l’exploit e gli arresti che hanno scosso tutta la comunità». «Noi ci siamo sempre stati» continua Tardio, «vicini al territorio e ai cittadini. E ribadisco, anche alle generazioni di giovani che dovranno ricostruire il paese, che è fondamentale la collaborazione con i cittadini i quali devono segnalare ogni movimento o persona sospetta per darci modo di coordinare un vero controllo capillare del territorio nell’interesse di tutti. Non vanno sottovalutati determinati segnali e l’importante è sempre comprendere che noi ci siamo, che siamo un’istituzione vicina alla gente per ogni problema».
Scritto da Giovanni Cagnassi per il quotidiano “La Nuova Venezia”