«Si sono insinuati nel Comune di Eraclea come un coltello nel burro». Ha usato queste parole l’avvocato Giuseppe Chiaia, parte civile in rappresentanza del Comune di Eraclea e della Città metropolitana, per descrivere il presunto clan camorristico che avrebbe imperversato per vent’anni sul territorio. Un’immagine piena di significato e che ha portato alla richiesta di risarcimento di 100 euro per ciascuno dei dodicimila residenti nel Comune.
Con l’udienza di venerdì 28 aprile, conclusa in tarda mattinata e in anticipo rispetto al programma, si sono chiuse le richieste risarcitorie di tutte le parti civili costituitesi nel processo di primo grado che vede 46 imputati accusati, a vario titolo, del reato di associazione criminale di stampo mafioso e di una sfilza di altri reati fine perpetrati secondo l’accusa dal cosiddetto «clan dei Casalesi di Eraclea».
Nel complesso, sfiora i sei milioni complessivi (5,7 per la precisione) la cifra richiesta dalle parti civili. La Regione Veneto ha chiesto un risarcimento di 1,2 milioni di euro per danno d’immagine. Stessa cifra per il Comune di Eraclea. Ottocento mila euro, invece, la richiesta da parte della Città metropolitana. La presidenza del Consiglio, costituitasi parte civile, ha chiesto un milione mentre il ministero degli Interni 200 mila euro a copertura dei costi d’indagine e del commissariamento di Eraclea.
Scritto da Eugenio Pendolini per il quotidiano La Nuova Venezia