Non ho commenti da fare su una requisitoria del Pubblico Ministero, ma ricordo che anche il Comune di Eraclea si è costituto parte civile nel processo sui fatti di Eraclea». La sindaca Nadia Zanchin risponde a caldo dopo le prime notizie trapelate ieri dall’aula bunker di Mestre nel processo sulla criminalità organizzata e le sospette infiltrazioni a Eraclea che hanno portato a una valanga di arresti che hanno travolto anche l’amministrazione comunale allora in carica. «Io ho sempre precisato che ognuno fa la sua parte», aggiunge la prima cittadina, «è che i processi non si fanno sui giornali né altrove, solo nelle aule di giustizia. In questo caso il Pubblico Ministero pronuncia la sua requisitoria che non ho intenzione di commentare, almeno in questa fase processuale in cui è bene prima di tutto ascoltare con attenzione e rispetto per il lavoro della magistratura. Attendiamo, invece, la sentenza definitiva che ci auguriamo arrivi al più presto e possa fare chiarezza una volta per tutte sulla vicenda che ha riguardato la nostra città, i suoi amministratori e i cittadini».
«Il Comune di Eraclea» aggiunge, «è rappresentato dai suoi legali nel processo in corso e questo non è stato evidenziato in passato. Non ci sono solo Libera e altri soggetti che si sono costituiti parte civile, ma anche il nostro Comune e se dovessero essere confermati determinati gravi reati avremo diritto di ottenere un congruo risarcimento per i danni subiti a ogni livello». «Prima di allora» conclude la sindaca Nadia Zanchin, «è bene non esprimersi e lasciare che la giustizia faccia il suo corso”.
Nadia Zanchin non ha partecipato alla marcia per la legalità organizzata dai sindacati e le associazioni in piazza a Eraclea, dove ha partecipato anche il Patriarca, Francesco Moraglia. E anche in quell’occasione ha censurato ogni tentativo di strumentalizzazione, invitando a evitare iniziative eclatanti e in pubblica piazza con un processo ancora in corso e senza sentenze definitive che abbiano fatto luce sull’intera vicenda che ha sconvolto Eraclea dal febbraio 2019 a oggi.
Scritto da Giovanni Cagnassi per il quotidiano La Nuova Venezia