«Appena abbiamo ricevuto l’informazione della scarcerazione degli imputati legati al maxi processo abbiamo chiesto alle forze dell’ordine di potenziare il controllo, successivamente abbiamo chiesto aiuto alla Prefettura: la nostra posizione mi sembra chiara». A parlare è il sindaco Nadia Zanchin che dopo la scarcerazione di Luciano Donadio e del figlio Adriano, tra proposte di marce della legalità, interrogazioni parlamentari e i fuochi d’artificio esplosi in via Sarpi che tanto hanno indignato la popolazione, ripercorre quasi uno a uno gli ultimi dieci giorni vissuti da Eraclea.
Sindaco, i giorni trascorsi dalla scarcerazione di Donadio alla notifica della sanzione per i fuochi d’artificio non autorizzati sono stati decisamente intensi: lei come li descrive?
«Da una parte vedo i miei concittadini tranquilli, che vogliono continuare la loro vita e questo onestamente mi rincuora, dall’altra parte però siamo attaccati da una serie di strumentalizzazioni che non ci fanno bene, oggi ci serve più tranquillità».
Non crede che sia necessario anche una presa di posizione ancora più chiara da parte dell’Amministrazione per evitare certi attacchi?
«I processi non si fanno in piazza. Oggi c’è un procedimento in corso che è entrato in una fase delicata, anche perché mancano ancora delle prove testimoniali e credo che ogni azione debba tenere conto di questa situazione. Abbiamo la massima fiducia nei confronti della giustizia e speriamo che la sentenza arrivi il prima possibile. Naturalmente condanniamo senza esitazione la mafia, fenomeno che può infiltrarsi ovunque. Occorre tenere la guardia ben alta. Noi riteniamo di farlo».
In che modo?
«Negli ultimi giorni abbiamo chiesto più attenzione alle forze dell’ordine, che tra l’altro hanno dimostrato di essere presenti visto che la sera dei fuochi i carabinieri sono prontamente intervenuti in via Sarpi. Chi era presente è stato identificato e grazie a questo intervento il Comune ha sanzionato chi ha acceso i fuochi. Poi ci siamo rivolti anche alla Prefettura. Ma fin dal settembre del 2020, da quando ci siamo insediati, seguiamo precisi protocolli anti-mafia. E in questo modo continueremo ad agire, sappiamo di avere lo Stato dalla nostra parte».
Perché allora non è favorevole ad una manifestazione in piazza a sostegno della legalità?
«Lo ripeto: perché la fase processuale oggi vive un momento delicato e perché non abbiamo bisogno di strumentalizzazioni di natura politica».
Ma se davvero verrà organizzata quale sarà la vostra posizione?
«L’Amministrazione comunale non ci sarà, i cittadini ovviamente faranno ciò che riterranno opportuno. Aggiungo però che la sensibilizzazione non si fa solo perché degli imputati sono usciti dal carcere ma dovrebbe essere quotidiana. Noi stiamo pensando a delle iniziative specifiche, coinvolgendo anche le scuole, chiamando in città chi davvero ha combattuto la criminalità organizzata».
Cosa risponde quindi a chi vuole organizzare la manifestazione?
«Quando si entra in casa è buona educazione bussare e chiedere permesso. Nessun rappresentante dei sindacati o dei partiti politici che sono intervenuti in questi giorni mi ha contattata. Eppure la sottoscritta non ho mai sbattuto la porta in faccia a nessuno. Un confronto con chi vive qui sarebbe stato auspicabile».
Il Consiglio comunale richiesto dalle opposizioni invece si farà.
«Non mi sono mai sottratta al confronto e non intendo farlo adesso. Certo, non mi sono piaciute le modalità con le quali è stato chiesto il Consiglio comunale: io avevo chiesto alle opposizioni di essere compatti e di decidere assieme eventuali iniziative, invece ho appreso la richiesta del Consiglio dai giornali».
Cosa si aspetta per Eraclea?
«Di essere citati per quello che siamo veramente. I nostri 12mila abitanti con il processo non hanno nulla a che vedere. Vogliamo continuare a lavorare e continuare il percorso turistico della nostra città».
Scritto da Giuseppe Babbo per il quotidiano Il Gazzettino