La laguna del Mort, ad Eraclea, è invasa per l’87 per cento dalle plastiche: in cento metri di spiaggia sono stati trovati ben 471 rifiuti. Per il 6 per cento sono rifiuti di pesca (reti e scarti), per il 37 per cento frammenti di plastiche e polistirolo, per il 14 per cento bottiglie. Tra Eraclea e Ceggia nel 2015 la percentuale di plastica abbandonata e ritrovata dai volontari di Legambiente era simile: 86% con 546 rifiuti abbandonati in 3.000 metri quadri di arenile dove il 92 per cento delle scoasse sono oggetti più grandi di 25 centimetri. Cosa sono? Per il 37 per cento bottiglie di plastica, per il 22 per cento frammenti plastici o di polistirolo, per il 5 per cento rifiuti della pesca e ancora un 5 per cento che non ti aspetteresti: scarpe e sandali abbandonati sulla battigia. Questa montagna di rifiuti è la cosidetta punta dell’iceberg, il grande problema della spazzatura che ammazza l’ecosistema marino. Legambiente, con la indagine, giunta al terzo anno, “Beach litter” e pubblicata nel maggio di quest’anno afferma che il 70 per cento dei rifiuti che entra in contatto con l’ecosistema marino affonda e solo il 15 per cento, quello che vediamo, resta in superficie. Sono state indagate nel 2016 47 spiagge italiane tra cui la veneziana Laguna del Mort, piccola perla del litorale del Veneto orientale, un ambiente selvaggio che però i frequentatori dimostrano di amare ben poco vista la quantità di rifiuti trovati. Sono stati indagati 106.245 metri quadri di arenile italiano, un’area grande come 800 campi da beach volley. Sono stati trovati 33.540 rifiuti spiaggiati, circa 714 ogni 100 metri. In prevalenza si tratta di plastiche (il 76,3 per cento). Al secondo posto i mozziconi di sigaretta (7,9%; più di 2.600 quelli trovati nell’indagine 2016, più del doppio del quantitativo trovato nel 2015, e che starebbero dentro 132 pacchetti di sigarette), poi la carta (5,5 per cento), i metalli (3,6%), vetro e ceramica (3,4 %), legno (1,3 %), tessuti (1,2 %) e gomma (0,8 per cento), ovvero le ciabatte di cui parlavamo prima. Nella top ten del rifiuti al primo posto i pezzi di plastica e polistirolo (22,3 per cento) e i cotton fioc (13,2%). Si butta di tutto: tappi e coperchi (rispetto al 2015 crescono del 2%), un migliaio di stoviglie usa e getta (3,5 %). La spazzatura marina costa all’Unione europea 476,8 milioni di euro l’anno. E avvelena persino la catena alimentare perché le microparticelle plastiche entrano a contatto con pesci e molluschi. Comportamenti più rispettosi (ovvero portare le immondizie al primo bidone della raccolta), l’aumento del riciclaggio dei rifiuti, la riduzione del packaging garantirebbero di ridurre del 35,4 per cento i rifiuti con un ricavo sui costi pari a 168, 45 milioni di euro l’anno. È ora di provarci sul serio.
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