La mareggiata non risparmia Eraclea Mare che in questi giorni deve fare i conti con uno scalino di oltre mezzo metro e la pericolosità della diga in cemento che è rimasta scoperta, una volta ripuliti i gradoni dalla sabbia mangiata dal mare. Il Comune dovrà emanare così un’ordinanza per l’inagibilità del camminamento nel periodo autunnale e invernale che precede il prossimo intervento di ripascimento puntualmente da riprogrammare. Se Jesolo piange assieme a Bibione per i rispettivi 50 e 40 mila metri cubi di sabbia persi, e con loro piange anche Caorle, sebbene meno battuta dallo scirocco, non ride di certo la piccola Eraclea Mare, “perla verde” dell’Alto Adriatico la cui spiaggia sta scomparendo. «Non quantifichiamo tanto i metri cubi persi», dice il vice sindaco Graziano Teso, «perché non renderebbero l’idea rispetto a quelli perduti da Jesolo o Bibione. Da noi si evidenzia un’altra calamità, che è la sabbia scomparsa dalle opere in cemento realizzate ancora ai tempi dell’alluvione del 1966. La sabbia che copriva i gradoni è scomparsa, erosa dal mare, e adesso dovremo pensare all’inagibilità di questa struttura in cemento perché pericolosa per chi vi camminasse sopra. Ci riuniremo in giunta anche per decidere quale intervento sia possibile con i circa 280 mila euro a disposizione dalla Regione per una messa in sicurezza». Ma Eraclea Mare non sta ferma e pensa anche a una soluzione per il ripascimento. La giunta sta considerando varie ipotesi e tra queste sono comparsi anche i reef ball. Le palle in cemento forate che hanno dato risultati soddisfacenti in altre spiagge del mondo e che sul litorale sono state sperimentate limitatamente a un tratto privato di spiaggia a Jesolo verso il villaggio Marzotto, quindi a Riccione, potrebbero avere il loro vero banco di prova in una spiaggia piccola come Eraclea Mare che già ha delle dighe in roccia piuttosto grandi sulle quali è possibile anche passeggiare. Il combinato disposto di dighe in roccia e reef ball sarebbe una delle soluzioni percorribili anche a breve termine per una ripopolazione anche della flora e fauna marine creando una barriera artificiale.
(Scritto da Giovanni Cagnassi)