Presto si saprà se l’ex sindaco di Eraclea Mirco Mestre, in carcere per voto di scambio politico-mafioso, tornerà nella sua casa di Eraclea, probabilmente agli arresti domiciliari. Martedì infatti l’avvocato di Mestre, Emanuele Fragasso, ha presentato al Giudice per le indagini preliminari Marta Paccagnella – che aveva firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere – la richiesta di alleggerimento della misura, con il passaggio dal regime carcerario ai domiciliari. Una richiesta formulata e presentata in virtù del fatto che, non essendo Mestre più sindaco di Eraclea, verrebbero a mancare i presupposti per la detenzione in carcere. Nell’ordinanza di custodia cautelare che aveva portato all’arresto, tra gli altri, anche dell’allora sindaco, la gip scriveva che «l’attualità delle esigenze cautelari è palese attesa la posizione di sindaco in carica rivestita tutt’oggi dall’indagato», evidenziando il pericolo di inquinamento della prova e di reiterazione del reato. Il fatto che Mestre indossasse, al momento dell’arresto, la fascia tricolore, suggeriva al giudice la custodia in carcere per evitare che, nella sua funzione di amministratore, Mestre potesse non solo commettere altri reati, ma anche inquinare prove, ad esempio pratiche e documenti del Comune. Ora che le dimissioni di Mestre sono diventate ufficiali e che in municipio a Eraclea è arrivato il commissario della prefettura, le esigenze cautelari sono venute meno. Questa, almeno, è la tesi difensiva di Mestre. Dieci giorni fa il Tribunale del Riesame aveva rigettato il ricorso, sostenendo che Mestre non potesse non sapere chi realmente fosse Luciano Donadio, imprenditore di cui era stato avvocato per anni, ritenuto il boss dei Casalesi ad Eraclea. Ma secondo la difesa nelle motivazioni del Riesame ci sarebbero anche alcuni passaggi favorevoli per la scarcerazione di Mestre.
Scritto da Giovanni Cagnassi per il quotidiano La Nuova Venezia.