Marco Lo Faro pagherà la sanzione di 50 Euro dopo il discusso spettacolo pirotecnico in via Sarpi ad Eraclea in occasione del ritorno a casa di Donadio. L’imprenditore di Eraclea, origini siciliane, un passato di gestore di noti locali nel Sandonatese, ristoranti e discobar, già ribattezzato “il Corona del Veneto”, torna sotto i riflettori. Lui ha acceso i fuochi in via Sarpi al rientro di Luciano Donadio e del figlio Adriano, scaduti i termini della carcerazione preventiva. «Non li ho procurati io quei fuochi, li ho solo accesi. Pagherò la sanzione e mi scuso con la città se è stato violato il regolamento comunale, ma certo non era un mega spettacolo pirotecnico, solo qualche petardo e un po’ di luci. Credo sia normale per un nucleo familiare festeggiare il ritorno a casa di padre e figlio». Lo Faro, che oggi lavora nel settore del pellet, chiarisce anche i rapporti con Luciano Donadio, alla ribalta in questi giorni del suo rumoroso ritorno a casa. «È un mio amico», dice tranquillamente, «conosciuto quando la sua impresa di pulizie ha lavorato nelle mie attività, in modo regolare e certificato. Non entro nel merito delle indagini o dei processi, per quanto mi riguarda è un imprenditore come me, conosciuto a Eraclea anche per aver aiutato diverse persone». «Non conosco Raffaele Bonanno», aggiunge, «mai ho abitato in un suo appartamento e neppure in qualche appartamento di proprietà di Donadio. Chi ha asserito questo dovrà risponderne. E non ho aiutato finanziariamente la famiglia di Luciano Donadio quando lui non era a casa in questi anni di carcere, né tanto meno sono stato reggente delle sue attività in sua assenza. Le cose riportate in questi giorni», conclude, «sono degne della trama di un film».
Scritto da Giovanni Cagnassi per il quotidiano La Nuova Venezia