Minacce di morte sul profilo Facebook del kosovaro Kajtaz Kukiqi. Sono apparse nel corso della giornata di ieri, quando il nome dell’investitore 21enne ha fatto il giro del web e non solo. Parole pesantissime, quelle che alcuni utenti hanno lasciato sulla bacheca social del ragazzo residente a Cessalto: i parametri di privacy impostati da Kukiqi, infatti, consentono a chiunque di poter commentare i post in bacheca, rendendoli visibili anche a chi non risulta tra gli “amici” social del 21enne. Ed è così che i toni sono andati via via crescendo, fino all’apice delle minacce di morte. «Prendi la vita come viene, perché una cosa è certa: non sarà mai come vuoi tu», aveva scritto Kajtaz l’11 maggio. È l’ultimo post visibile anche ai non “amici”. E proprio in coda a questo post, ieri alcuni utenti si sono scatenati, dando sfogo a un odio gratuito seppur davanti a un fatto che ha scosso le coscienze di tutti. «Ti conviene stare in galera, se metti fuori ci pensiamo noi a sistemarti per le feste», ha scritto un uomo, aggiungendo poi che «La stessa fine gliela facciamo fare al tuo compare», riferendosi al cugino 26enne Edmon Balaj, anch’egli in carcere come Kajtaz con l’accusa di aver provocato la morte di Giuliano Babbo, il 53enne di Eraclea suo malgrado coinvolto nel terribile incidente, e di essere fuggito senza prestargli soccorso. E ancora un altro utente di Facebook: «Ti aspetterei fuori per farti vedere come la vita ti prende… sotto ad un camion devi finire». A commento di una citazione condivisa da Kajtaz il 4 maggio sulla verità che può uccidere, ma che è comunque meglio di una bugia, altre minacce di morte indirizzate al ragazzo: «Non preoccuparti che ti uccidiamo in altro modo se esci dal gabbio». Qualcuno ha anche messo “mi piace”. E poi «Assassino» e «In carcere». Nel corso della giornata, un familiare di Balaj ha cercato di moderare i toni: «A nessuno piace quello che è successo, siamo dispiaciuti tutti, potete fare a meno di fare i gradassi che nessuno ha paura. C’è modo e modo di commentare». Va ricordato che il fatto di poter commentare liberamente sulla bacheca Facebook degli utenti non significa che si possa scrivere qualsiasi cosa senza poi rischiare di pagarne le conseguenze, anche penali. Le minacce sono un reato che si aggrava se le stesse minacce vengono fatte attraverso il social network.
Rubina Bon