«Questa gente dovrebbe essere mandata via dall’Italia, perché non rispetta le nostre leggi e le nostre regole, in uno Stato che ormai non esiste più». Sono le parole di un disperato Giorgio Babbo, 83 anni, papà di Giuliano (nella foto), che vive nell’abitazione di famiglia assieme alla moglie Vittoria di 78 anni. Aspettavano loro figlio verso le 22,45 dopo il turno di notte alla 3B di Salgareda, ma lui non è mai arrivato: «È il secondo figlio che perdiamo sulla strada, il primo aveva solo 20 anni. Ma questa volta è ancora più difficile accettarlo, dopo un incidente provocato da una persona senza patente, che stava facendo una gara di velocità. Non avrà avuto nemmeno l’assicurazione. Un pericolo e basta. E nostro figlio, intanto, non c’è più. Questa gente non dovrebbe essere in Italia, dovrebbe essere mandata via». Giuliano Massimo Babbo, 53 anni, residente in via Turati a Brian, frazione di Eraclea, viveva con i genitori cui era tanto legato. La famiglia, riservata e molto rispettata nella comunità, aveva già subìto un grave lutto che papà Giorgio e l’anziana moglie non hanno mai superato. Per questo Giuliano e la sorella Sonia sono sempre stati vicini ai genitori. Venticinque anni fa, in un tragico incidente stradale, era morto il fratello ventenne Marco, il più piccolo, assieme ad altri quattro giovani della zona tra Eraclea e Caorle, i quali si erano schiantati in auto, a Sindacale, contro un platano. Un incidente rimasto scolpito nella memoria di quella frazione di Eraclea. Da allora i genitori si erano chiusi sempre di più nel loro composto dolore che li aveva fortemente provati. Ora, molto anziani, devono subire un nuovo lutto inaccettabile. Giuliano, che non era sposato, viveva con loro un rapporto sempre molto stretto. Un uomo attivo, che nel 1993 era stato anche nei bersaglieri, prestando il servizio militare, poi in missione in Libano. Un ricordo rimasto indelebile e un’esperienza che lo aveva forgiato. Da anni lavorava alla “3B”, grande azienda di Salgareda che opera nel settore della lavorazione del legno per la realizzazione di mobili e che dà lavoro a tutta la provincia di Treviso e larga parte del confinante Veneto Orientale, fin quasi al litorale. Lavorava con impegno tutta la settimana, rispettava sempre i turni, anche la notte, quelli più duri. A Brian tutti conoscevano Giuliano, anche se la sua vita, come quella della sua famiglia, era sempre molto riservata dopo le ore lavorative. Dopo l’infanzia si era visto sempre meno. Collaborava con la sagra della frazione di Brian e il presidente del sodalizio, Renzo Bettin, lo ricorda commosso assieme agli amici: «Era un uomo molto serio, a volte sembrava timido e riservato. Un lavoratore esemplare, lo si vedeva poco nella frazione o a Eraclea. Ma quando c’era si impegnava e faceva le cose con passione. Ci mancherà molto, e adesso ci sentiamo solo di unirci al dolore dei familiari già fortemente provati dall’altro tragico lutto provocato dalla morte del fratello, tanti anni fa». Altri amici della frazione lo hanno ricordato. «Era stato in Libano con i bersaglieri», raccontano, «ci sono ancora le sue foto a testimoniarlo. Ne era fiero. Il papà lavorava nel settore immobiliare e la mamma, dopo la morte di quel primo figlio, si era tanto chiusa nel suo lutto e in una sofferenze indicibile».