Resta in carcere il 18enne di Eraclea A. C. in attesa dell’udienza di convalida. E’ sottoposto a fermo di indiziato di delitto, su disposizione della procura veneziana, per il reato di omicidio stradale, omissione di soccorso a seguito di incidente, guida in stato di ebbrezza e sotto l’effetto di stupefacenti. Il pubblico ministero Elisabetta Spigarelli ha chiesto la convalida dell’arresto del 18enne che, all’alba di martedì, ha investito e ucciso un ciclista a Eraclea. Il giovane, neo-patentato, è accusato di omicidio stradale e di guida in stato di alterazione psicofisica. Gli esami del sangue cui è stato sottoposto all’ospedale di San Donà subito dopo l’incidente sono infatti risultati positivi sia all’alcol che ai cannabinoidi: non era lucido alla guida dell’Opel Corsa nuova della madre che, poco prima delle 6 di martedì, ha travolto Egon Kase, 75 anni, il turista sloveno in vacanza con la moglie a Caorle nel campeggio San Francesco, in località Duna Verde. L’anziano aveva deciso di fare un giro in bici prima dell’alba, come era solito fare per tenersi in forma, respirare aria buona quando il traffico non è ancora intenso. Ma il destino ha voluto che la sua strada incrociasse quella del giovane di Eraclea, lanciato a gran velocità sul rettilineo di via Colombo, in direzione Eraclea centro, la stessa del ciclista. Sul ponte sopra il canale Revedoli, l’auto ha travolto il turista sloveno, morto sul colpo per le gravissime lesioni riportate una volta sbalzato dalla sella. Il diciottenne comparirà davanti al giudice per le indagini preliminari, per l’udienza di convalida dell’arresto, tra oggi e domani. La famiglia si è chiusa nel massimo riserbo. Ha parlato solo una delle sue sorelle prima di scegliere il silenzio. E lo stesso ha fatto il legale cui si sono affidati, l’avvocato Alessia Cavezzan di San Donà. Sono arrivate le scuse della famiglia, la presa di coscienza del grave errore commesso dal ragazzo, fuggito dopo aver travolto il ciclista sloveno di 75 anni in via Colombo. Hanno chiesto scusa per lui, ricordato che la famiglia è assolutamente rispettabile e ha collaborato con i carabinieri nelle indagini. Colpisce il fatto che la mamma, colta poi da malore e ricoverata all’ospedale, con il marito, siano usciti di casa quando il figlio ha detto loro di aver fatto un incidente, omettendo, però, la gravità e la tragedia consumata, per capire di persona cosa potesse essere accaduto. E quando hanno visto i carabinieri e la polizia in via Colombo, chiesto loro informazioni, hanno di fatto denunciato che il colpevole poteva essere solo il figlio, la cui auto a casa era distrutta nella parte anteriore con evidenti segni di un grave incidente, addirittura tracce ematiche sul paraurti. A quel punto è scattato il fermo.
Articolo scritto da G. Cagnassi e F. Furlan e tratto dal quotidiano “La Nuova Venezia“