Separato dalla moglie vive in un garage in via Giovanni XXIII, senza riscaldamento nè acqua. Un cittadino 53enne di Eraclea adesso chiede una casa al Comune. Sono le nuove povertà che emergono anche in piccole realtà, come Eraclea, dove i rapporti umani sono sempre più difficili, il mutuo aiuto tra famiglie una rarità. Le persone di mezza età sono spesso le più colpite, coinvolte da crisi nelle famiglie, separazioni, divorzi, disoccupazione. In questo caso il 53enne ha anche un lavoro di operaio, ma dopo la separazione della moglie le deve gli alimenti, circa 480 euro mensili, e non riesce più a sbarcare il lunario perché non ha un tetto e non trova una casa in affitto che sia alla sua portata. Per questo si è sistemato nel garage dell’abitazione della ex moglie che, suo malgrado, non può che accoglierlo, padre dei suoi figli, piuttosto che abbandonarlo al suo destino. Doveva essere una soluzione temporanea ed è diventata definitiva ormai da tempo. La richiesta di una casa popolare si scontra con problemi di graduatoria e tanti ostacoli di carattere burocratico che finiscono sempre per esacerbare gli animi, aumentare le tensioni, spesso a sfondo razziale. «Il mio ex marito», spiega la signora, «rappresenta una caso di nuova povertà qui a Eraclea. Ha un modesto stipendio e deve darne una parte per i nostri due figli che sono rimasti con me. Poi deve sostenere le spese per vivere e una casa diventa impossibile da mantenere per lui, con gli affitti che ci sono, le bollette e tutto il resto. Lo comprendo, ma questa situazione non può certo durare a lungo. Questa sistemazione in un garage è diventata insostenibile e testimonia una forma di degrado che non è accettabile anche per motivi di sicurezza e igiene. «Con la precedente amministrazione comunale», ricorda la donna, «abbiamo cercato di formulare la domanda e adesso, con l’ingresso della nuova giunta siamo punto a capo e non abbiamo ancora ricevuto risposte. La casa», conclude la signora, «dopo la nostra separazione, spetta a me perché vivo con i due nostri figli e lui non può continuare a vivere in un garage».
Giovanni Cagnassi