«Mi sembra sbagliato cantare vittoria in questo momento». L’ex sindaco di Eraclea, Giorgio Talon, percepisce un clima di giubilo dopo il mancato scioglimento del Comune per mafia. L’ex vice sindaco Graziano Teso, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, teme per una campagna elettorale inquinata e il suo gruppo politico fa quadrato attorno all’amministrazione caduta, e pare rinforzarsi dalla decisione del ministro dell’Interno di non procedere allo scioglimento. Loro erano rimasti in Consiglio fino alla fine, un’attesa estenuante fino alle dimissioni del sindaco Mirco Mestre giunte dal carcere in modo frenetico. Teso ha accusato addirittura Talon di “doppia morale”, per ricordare che anche la sua amministrazione è stata oggetto di indagine e comunque da consigliere di opposizione doveva vigilare come suo compito.
È chiaro che il mancato scioglimento ha dato una scossa a Eraclea. Se non fosse stata deserta per il Coronavirus, la piazza della cittadina probabilmente sarebbe stata riempita da politici e amministratori che si vedevano di rado da quel 19 febbraio in cui tutto è crollato, soprattutto la certezza di una politica sana ed esclusivamente a favore della comunità. In questi giorni, però, se ne è parlato eccome della decisione del Ministro, delle perplessità del Prefetto, della rabbia di quei gruppi politici e movimenti che invocavano lo scioglimento. Solo che la discussione è rimasta nel chiuso nelle case, magari articolata in qualche breve telefonata, o con messaggi e mail. Ci sono altri problemi oggi, ma sapere che il Comune di Eraclea non è stato sciolto ha dato coraggio a chi stava dalla parte di Graziano Teso e Mirko Mestre.
«Teso dovrebbe pensare piuttosto a non parlare», afferma pacato Talon, «io non voglio fare polemica a tutti i costi, i giornalisti mi chiamano e rispondo a stento, ma certo quello che sta dicendo l’ex vice sindaco non è corretto. Per prima cosa io e il mio gruppo ci siamo dimessi di fronte a quella situazione. È lui con il suo gruppo che è rimasto per solidarietà al sindaco Mestre, come diceva, che era stato arrestato. Ma non ha detto nulla del fax arrivato in Comune con le dimissioni di Mestre dal carcere, che però dovevano essere protocollate da una persona con regolare delega come poi è avvenuto. In quei quattro giorni», ricorda Talon, «nessuno disse nulla anche se loro sapevano. A quel punto, con le dimissioni protocollate, l’amministrazione comunale è caduta. Ed è normale che le indagini abbiano preso in considerazione un tempo molto lungo, di circa 20 anni, ma quando io sono stato sentito era l’amministrazione Mestre Teso che interessava agli inquirenti, non certo la mia. Vorrei ricordare a Teso che io non sono indagato, come nessuno della mia amministrazione». Poi un accenno alla campagna elettorale per il voto probabilmente slittato di mesi. «Non so come sarà», dice Talon, «adesso ci sono altre emergenza e dobbiamo pensare al Coronavirus e alla sofferenza di tante famiglie nella speranza che possa finire presto».
Scritto da Giovanni Cagnassi per il quotidiano “La Nuova Venezia”