Il Grest estivo della parrocchia aperto solo a chi ha frequentato la chiesa e il catechismo durante l’anno. Il parroco di Torre di Fine, don Mirco Pasini, lo ha annunciato nel giornalino della parrocchia di San Ferdinando Re. La buona notizia è che il Grest si farà anche quest’anno, dall’11 giugno e per tre settimane. Ma la precisazione nel foglio parrocchiale è che «sarà un’esperienza premio riservata a quanti nel corso dell’anno si sono impegnati nella preghiera, nel catechismo, e nella partecipazione all’incontro domenicale con il Signore e la comunità con lui riunita». I cittadini di Torre di Fine e di Eraclea, che credono molto in questa iniziativa rivolta ai giovani, non solo di preghiera, ma anche di svago, sono preoccupati. Perché per la prima volta viene introdotta questa specifica. Che rischia di escludere molti giovani. Il parroco ha spiegato che per i tanti bambini non ci sono abbastanza volontari ed è necessaria una selezione, anche se non sarà ferrea.
«Ormai da diversi anni in paese la Parrocchia, assieme ai volontari, organizza il Grest», ricordano preoccupate alcune famiglie che hanno saputo di questa scelta, «attività aperta ai ragazzi delle scuole medie ed elementari. Un’iniziativa meritoria molto importante per le famiglie che durante il periodo estivo trovano l’opportunità di far vivere ai ragazzi un’esperienza unica visto che la mattina vanno al mare, dove la parrocchia usufruisce di una colonia, mentre il pomeriggio restano nell’area dell’ex cinema a svolgere varie attività per stare insieme». «Da quest’anno, però, sembra che l’iscrizione al Grest», aggiungono, «sia subordinata al fatto di aver partecipato al catechismo e alle funzioni religiose domenicali. Questo appare come un messaggio antitetico a quello che la Chiesa Cattolica va predicando da anni, ovvero creare condivisione, spirito di fratellanza e inclusione sociale. In altri termini un messaggio “discriminatorio” verso quelle famiglie e quei ragazzi che sono di altre religioni o che non sentono il bisogno di praticare una religione perché hanno altre idee». «La parrocchia non è un ente pubblico statale, però separare ragazzi che vanno a scuola insieme e giocano insieme durante l’anno sembra un fatto da stigmatizzare e speriamo che il parroco riveda la sua decisione e i genitori si facciano sentire».
Don Mirco Pasini ha ricordato però che mancano collaboratori volontari e spiegato il motivo dell’annuncio sul foglio parrocchiale. I volontari saranno, infatti, due per oltre un centinaio di bambini. «È necessaria una selezione di fronte a tanti bambini e pochi collaboratori», spiega il prelato, «ma certo non sarà una scelta drastica e ho consigliato alle famiglie di venire in parrocchia per le iscrizioni in modo da poter parlare e decidere assieme».
Scritto da Giovanni Cagnassi per il quotidiano La Nuova Venezia