Ricorso respinto dai giudici del tribunale del Riesame: resta in carcere Mirco Mestre, il sindaco dimissionario di Eraclea finito nella maxi inchiesta della Dda con l’accusa di voto di scambio politico-mafioso. Secondo il pm Roberto Terzo, nelle amministrative del 2016 Mestre sarebbe stato eletto con i voti garantiti alla sua lista dal clan dei Casalesi comandato dal boss Luciano Donadio. La vittoria arrivò infatti per 81 voti e quelli garantiti dal sodalizio sarebbero stati un centinaio. Tutto in cambio, sempre secondo l’accusa, del via libera da parte dell’amministrazione comunale alla costruzione di una centrale a biogas a Stretti di Eraclea. Secondo la difesa di Mestre, rappresentata dall’avvocato padovano Emanuele Fragasso, non ci sarebbe comunque stata alcuna utilità garantita ai sodali del clan dei Casalesi in cambio del pacchetto di voti. Ma i giudici del Riesame hanno ritenuto fondato l’impianto accusatorio prospettato dalla Procura, respingendo la richiesta di annullamento dell’ordinanza a carico del primo cittadino di Eraclea. Resta in carcere il poliziotto Moreno Pasqual, all’epoca dei fatti in servizio al Commissariato di Jesolo, accusato di essere in rapporti stretti con “zio Luciano”, aiutando i sodali ogni volta in cui ci fosse bisogno, tanto che la gip Marta Paccagnella nell’ordinanza lo definisce «una persona costantemente a disposizione che viene fatta intervenire quando le emergenze richiedono l’aiuto del pubblico ufficiale ». Così come resta dietro le sbarre anche Emanuele Zamuner, considerato il trait d’union tra l’allora sindaco e Luciano Donadio.
Scritto da Rubina Bon per il quotidiano La Nuova Venezia.