Si è riunita una rappresentanza di più di 100 bagnini attualmente operativi nelle spiagge di Jesolo, Cavallino, Lido di Venezia ed Eraclea. Il coordinamento è ancora senza un nome ufficiale, ma l’obiettivo delle decine di addetti al salvataggio che si sono incontrati nell’ultimo week-end è di fondare al più presto un’associazione professionale per ottenere maggiore tutela legale, civile e penale. «Lavoriamo in località che accolgono milioni di turisti ogni estate» dicono i professionisti del salvataggio «spesso in specchi di mare antistanti a strutture ricettive a 4 e 5 stelle che si vantano del loro prestigio in Europa ma che purtroppo tendono a voler risparmiare sulla sicurezza. Gare di appalto sempre più basse. Turni di riposo che saltano per mancanza di personale. Defibrillatori rari e non obbligatori. Niente buoni pasto. Nemmeno forniture di bottigliette d’acqua durante i turni o di creme solari. Il nostro lavoro comporta piena responsabilità civile e penale, molti oneri e rischi eppure siamo sottopagati e banalizzati. Questo non ci va più bene. Chiediamo nuove regole per la nostra categoria, in primis la tutela legale, ma anche una revisione delle ordinanze. Abbiamo quindi bisogno di più appoggio da parte delle istituzione, specialmente dalla Capitaneria. Serve una ordinanza che garantisca la nostra presenza per almeno 8 ore giornaliere, e non 7 e mezza eliminando la situazione pericolosa della bandiera gialla, quando la torretta è semi scoperta in spiaggia». Al termine della loro prima riunione, l’impegno è stato di creare una rete sempre più estesa che coinvolga le vecchie e le nuove leve della professione anche seguendo i consigli dei bagnini membri delle associazioni già istituite nella riviera romagnola. «Ci muoviamo ora perchè vogliamo evitare scioperi durante la prossima stagione 2020. Chiediamo più giustizia, più riconoscimento, più tutele».
Scritto da Francesco Macaluso per il quotidiano La Nuova Venezia.