Emanuele Zamuner doveva essere in lista con Mirco Mestre alle amministrative del 2016. Ma alcuni giorni prima del deposito degli elenchi dei candidati, il suo nome era stato tolto. Il motivo? Non era un cittadino di Eraclea “doc”. O meglio. È vero che Zamuner, 48 anni, è commerciante d’auto con annessa carrozzeria ad Eraclea e in paese è molto conosciuto. Ma è residente nel comune di San Donà. E siccome uno degli argomenti che la lista “Eraclea, Sì Cambia” di Mestre e Teso voleva usare per demolire l’avversario Gianni Cerchier era che lo stesso Cerchier non fosse residente ad Eraclea, al suo interno la compagine non poteva avere candidati che non fossero “doc”. E così Zamuner, finito in carcere a Voghera nell’ambito della maxi inchiesta della Dda sui Casalesi ad Eraclea perché considerato il collante tra il sindaco e il boss Luciano Donadio, è stato escluso dalla lista. Quindi il suo nome non compariva più tra quello dei papabili consiglieri comunali, ma ciò non aveva significato che il suo impegno era venuto meno. Gli investigatori lo definiscono lo “spin doctor” di Mestre, colui che si è occupato anche dei contatti con il boss. Gli incontri tra Zamuner e “zio Luciano” sono stati intercettati da chi stava indagando per scardinare il sodalizio. Gli stessi investigatori sono convinti che Zamuner sapesse chi era Donadio il quale, davanti al carrozziere, avrebbe pronunciato discorsi che mettevano bene in chiaro il suo calibro di referente in loco dei Casalesi. E secondo le carte dell’inchiesta, proprio Donadio avrebbe recuperato un centinaio di voti a favore di Mestre, che vincerà le elezioni per 81 preferenze. In cambio, sempre secondo gli inquirenti, del via libera alla centrale a biogas di Stretti. Progetto, questo, poi naufragato. Per le difese, però, non ci sarebbe alcuna prova dell’utilità garantita ai Casalesi in cambio del pacchetto di voti.
Scritto da Rubina Bon per il quotidiano La Nuova Venezia.