Questa mattina in Procura a Pordenone si saprà se i due ragazzi di Eraclea accusati del tentato omicidio di Umberto Cagiano rimarranno in carcere. Il P.M. di Pordenone, Pier Umberto Vallerin, formulerà la sua richiesta e per questo ha voluto dai carabinieri di Caorle, che in appena un’ora avevano rintracciato i presunti responsabili, una relazione dettagliata sull’accaduto. Gli stessi carabinieri hanno raccolto la testimonianza decisiva di un amico dei due arrestati: li avrebbe incolpati di essere gli autori della vile aggressione a Cagiano. Grazie a questa testimonianza i militari dell’Arma sono andati a colpo sicuro ed hanno bussato alle porte delle abitazioni di Ponte Crepaldo, dove i due aggressori stavano dormendo tranquillamente, come se nulla fosse accaduto in piazzale Olimpia visto che avevano riposto normalmente i loro vestiti sporchi del sangue di Cagiano, prima di infilarsi sotto le coperte. Stando agli atti sembra che la posizione di Stefano C. sia quella più leggera, mentre Giulio M. avrebbe sferrato le coltellate micidiali, due alla gamba e due dietro la schiena. I carabinieri sostengono che comunque tutti erano sopra le righe per colpa dell’alcol, sia il gruppo di caorlotti che quello di Eraclea. E Stefano C. forse non si è nemmeno accorto che conosceva il giovane accoltellato. Se fosse stato lucido probabilmente non lo avrebbe nemmeno affrontato e tutto questo si sarebbe potuto evitare. Assalito ed assalitore infatti hanno giocato a calcio insieme e questo rende la vicenda ancora più dolorosa. Umberto Cagiano (nella foto) aveva lui stesso domenica scherzato con i suoi amici che erano venuti a trovarlo in ospedale, sottolineando proprio questo, che se l’aggressore avesse saputo utilizzare il coltello molto probabilmente lui stesso sarebbe morto. Le sue condizioni poi sono in miglioramento e presto potrebbe lasciare l’unità di urologia dell’ospedale di Portogruaro.
Credits: Testo tratto dal quotidiano “La Nuova Venezia“.