Una cinquantenne di Eraclea denuncia una discriminazione

Una cinquantenne di Eraclea denuncia una discriminazioneNon può firmare il contratto per l’acquisto di un divano perché affetta da un morbo che le impedisce l’uso delle mani, cinquantenne di Eraclea denuncia una discriminazione nei suoi confronti. Si trattava di un divano che le sarebbe servito per riposare comodamente, sedersi senza difficoltà a causa dei suoi problemi di deambulazione. Priscilla Teso, 50 anni, vive a Eraclea e dieci mesi fa è stata colpita da un virus (Guillan Barret) che l’ha totalmente paralizzata. Una storia difficile per questa donna bella, piena di energia, che ha sempre lavorato in ambienti pubblici tra Eraclea, San Donà, Jesolo, ha gestito locali e lavorato dietro al bancone di bar molto conosciuti, in albergo. All’improvviso questa patologia si è manifestata con la difficoltà di deambulare e muovere gli arti. Ricoverata in ospedale è riuscita a vivere una vita quasi normale combattendo con la malattia e affrontando una dura riabilitazione. Ma quando si è verificato questo episodio è piombata nella tristezza. «Sono stata ricoverata in ospedale per nove mesi, durante i quali, ci sono state le elezioni e il mio compagno Marco Lo Faro ha votato per me», racconta Priscilla, «venendo all’episodio mi sono recata con lui a “Mondo Convenienza” di Marcon per l’acquisto di un divano. Visto, confermato e pagato per l’intero importo il divano, il problema è sorto quando la signorina della cassa mi ha chiesto di apporre tre firme. Per me è stato duro da accettare quanto è successo. Ci sono rimasta davvero male. Quando ho detto che non potevo firmare e che il mio compagno lo avrebbe fatto per me, mi hanno risposto che non era possibile. Io le ho spiegato davanti anche ad altre persone che non muovo le mani», ricorda, «e che quindi avrebbe provveduto il mio compagno, ma non io. La signorina ha chiamato un manager il quale ha ribadito che non era possibile far questa operazione. Eppure ha votato per me alle elezioni, ma evidentemente non può firmare al mio posto per l’acquisto di un divano. Premetto che a me quel divano serviva per poter essere autosufficiente, per potermi alzare dato che quello che ho è troppo basso». «Umiliata dalla situazione che ho vissuto», conclude amareggiata Priscilla assieme al compagno Marco che le sta sempre vicino, «ho chiesto lo storno del pagamento che avevo appena effettuato e siamo andati via, ma davvero non credevo di poter vivere questa discriminazione e umiliazione che per una persona colpita da una così grave malattia è difficilissima da accettare».
Scritto da Giovanni Cagnassi

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