Dita amputate ad una donna di Eraclea, a processo l’imprenditrice

Dita amputate ad una donna di EracleaDita amputate ad una donna di Eraclea, la datrice di lavoro finisce a processo. È accusata di lesioni personali colpose per un incidente sul lavoro avvenuto più di quattro anni fa, K. M. di Montebelluna, all’epoca dei fatti presidente del consiglio di amministrazione della società “La Donatella srl”, azienda leader nella produzione di torte farcite e da forno entrata lo scorso anno nell’orbita della “Forno d’Asolo”. Il procedimento a suo carico è in corso di definizione davanti alla giudice monocratica Daniela Defazio con una messa alla prova. Ieri, nel corso dell’udienza nelle aule di piazzale Roma, la giudice – in accordo con il pubblico ministero – ha stabilito che la messa alla prova non debba essere inferiore a 140 ore di lavori di pubblica utilità. Per questo l’udienza è stata rinviata all’8 giugno quando dovrà essere formalizzato il consenso dell’imputata alla modifica del piano di trattamento per quanto riguarda il numero di ore. L’incidente sul lavoro si era verificato il 24 gennaio 2013 nello stabilimento de “La Donatella” a Jesolo. Stando al capo d’imputazione, la dipendente – una donna di Eraclea che oggi ha 27 anni – era impegnata in una lavorazione con la macchina che miscela e riscalda la gelatina. Vedendo un pezzo di carta vicino alle palette di mescolatura, l’operaia aveva cercato di togliere l’intralcio con la mano sinistra. Ma la manica della divisa era stata agganciata dalle palette in movimento – secondo la Procura prive delle protezioni adeguate – con il risultato che la mano dell’operaia era stata trascinata all’interno del macchinario. La donna aveva riportato l’amputazione completa delle ultime quattro dita della mano. Stando all’accusa, la presidente del consiglio di amministrazione della società, nel suo ruolo di datrice di lavoro, non si era assicurata che la macchina per il mescolamento e il riscaldamento della gelatina fosse dotata delle protezioni contro i rischi di contatto meccanico attraverso barriere fisse per impedire l’accesso alla zona pericolosa. (ru.b.)

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