Pronostici della vigilia non rispettati, a ricoprire la carica di commissario non sarà Sebastiano Cento bensì Giuseppe Vivola. La nomina giunge puntuale trascorsi i venti giorni, stabiliti dalla legge, dalle dimissioni del sindaco Mirco Mestre, arrestato un mese con l’accusa di voto di scambio. E’ il terremoto che ha messo a soqquadro il Comune di Eraclea, con la maggioranza decisa a resistere fino alla lettera di Mestre in cui comunicava la decisione di lasciare la carica.
Giuseppe Vivola (nella foto), 45 anni, vice prefetto aggiunto, arriva da Foggia dove ha già svolto il ruolo di commissario in alcuni comuni del territorio. Tra il 2009 e il 2011 Vivola ha lavorato nel Veneziano, prima come componente dell’Ufficio dello Speciale Osservatorio regionale sul credito, poi a supporto del Commissario Delegato per l’emergenza nomadi in Veneto e infine durante l’emergenza immigrazione nella nostra regione. Tutte esperienze che hanno spinto il prefetto di Venezia Vittorio Zappalorto ad indicare Vivola come commissario straordinario in vista delle prossime elezioni, previste nella primavera del 2020, in quanto le dimissioni di Mestre sono arrivate troppo tardi per andare al voto già il 26 maggio, nell’election day tra elezioni europee e amministrative.
L’ufficialità delle dimissioni potrebbe anche avere una ricaduta sull’inchiesta penale. Mestre è in carcere dal 19 febbraio, giorno del blitz della Squadra mobile e della Finanza, coordinate dalla Dda di Venezia, nei confronti del clan casalese guidato dal boss Luciano Donadio e radicatosi a Eraclea. La misura restrittiva decisa dal gip Marta Paccagnella perchè Mestre poteva inquinare le prove e anche reiterare il reato, «attesa la posizione rivestita». Ora che non è più sindaco il suo legale, l’avvocato Emanuele Fragasso, potrebbe chiedere quanto meno l’attenuazione con gli arresti domiciliari.
Nel frattempo Graziano Teso è giunto al suo ultimo atto. Ieri il saluto ai dipendenti e il sentito ringraziamento a chi ha collaborato con questa amministrazione che chiude la sua esperienza. «Lasciamo un Comune», ha detto ieri il vice sindaco Teso, «con un utile di diversi milioni nel consuntivo 2018. Significa che abbiamo lavorato bene, programmato opere di un certo rilievo per la città». Non molla Graziano Teso (indagato nella stessa inchiesta), sempre sereno e sicuro e se la prende con i tribunali politici allestiti in città dai parlamentari. «Non lasciamo scheletri negli armadi del Comune» l’ultima affermazione del vice sindaco.
Articolo tratto dal quotidiano Corriere del Veneto