La prossima settimana, nell’aula bunker di Mestre, inizierà il processo ai Casalesi di Eraclea. Antonio Puoti, 33 anni, nipote di Luciano Donadio, lo scorso 4 dicembre, dal carcere di Frosinone, ha chiesto di conferire con i pm Roberto Terzo e Federica Baccaglini, per raccontare ciò che ha visto nei quattro anni durante i quali lavorò per Donadio come persona di fiducia, occupandosi formalmente di alcune sue società. «Luciano Donadio voleva sapere tutto ciò che accadeva ad Eraclea perché a suo dire tutto doveva passare in mano a lui voleva controllare tutto affermando che era il capo indiscusso. Si vantava sempre di conoscere persone criminali locali ed esponenti di spicco di Casal di Principe. Ad Eraclea faceva paura il nome di Donadio». Per violazioni al codice della strada furono intimiditi anche un vigile di Eraclea ed un carabiniere. Il primo aveva fermato l’auto condotta da Donadio, contestandogli di parlare al cellulare. L’altro, un carabiniere della stazione di Eraclea, invece, sarebbe stato pedinato perché aveva sequestrato la vettura di Fabozzi.
Donadio si vantava di conoscere boss del calibro di Schiavone e Iovine, uomini di punta della camorra di Casal di Principe, oltre al boss indiscusso del Sandonatese, Silvano Maritan. «Qualsiasi cosa succedesse, liti o contrasti, tutti passavano da lui a spiegarsi ha raccontato Puoti Se la cosa succedeva ad Eraclea passavano direttamente; se succedeva a Jesolo era Mauro Secchiati ad occuparsene, se succedeva a San Dona era Mimmo Celardo ad occuparsene. Cià sia che nel contrasto fosse coinvolto uno del nostro gruppo, sia che si trattasse di qualcuno che avanzava denaro da altri e chiedeva a Donadio di occuparsi di riscuotere il denaro».
Non soltanto usura, estorsioni e droga. Donadio & C avevano messo in piedi un sistema illecito che ruotava attorno ad una serie di società di proprietà del boss, che da un lato lucravano sulla manodopera fornita ad imprese edili. A raccontare i meccanismi escogitati da Luciano Donadio sono stati il nipote del boss, Antonio Ruoti e l’imprenditore Christian Sgnaolin titolare della Imperiai Service. Sgnaolin ha spiegato che Donadio forniva operai all’imprenditore edile di Eraclea, Graziano Poles, al prezzo di 18 euro all’ora: «Riuscivamo a stare sotto i prezzi di mercato non versando i contributi, la cassa edile e gli altri oneri», ha precisato, illustrandogli elevati profitti che il boss si garantiva ogni anno. «Cinque euro rimanevano in tasca a Donadio, che guadagnava anche 50mila curo al mese, considerato che siamo arrivati a fare 26mila ore di lavoro… Donadio spartiva la sua quota su Raffaele Buonanno». Gli operai venivano retribuiti con 7-10 euro all’ora. «La differenza rimaneva ai capo squadra che così facevano i “caporali”, arrivando a guadagnare anche 20 mila euro al mese».
Scritto da Gianluca Amadori per il quotidiano “Il Gazzettino“