Il clan di Donadio aveva disponibilità di armi che si procurava per poi spedirle in Campania. Ne parla Girolamo Arena al p.m. Terzo. Questa la sua testimonianza: «So che il sodalizio aveva diverse armi: pistole automatiche, fucili mitragliatori e anche granate; le tenevano in un capannone ad Eraclea. Queste armi venivano comprate e poi rivendute alle “famiglie” di Casal di Principe e lo stesso Donadio ha chiesto a me di trovargliene dicendomi che a Casal di Principe le armi le pagavano bene e ci si guadagnava. Io gli ho procurato una 7.65 e una 9×21, un fucile da caccia e una balestra, armi che ho recuperato a Ventimiglia dove ho vissuto un periodo per lavoro. Fino all’anno scorso ho visto arrivare molte armi; l’ultima volta è giunta una persona a bordo di una Peugeot 307 o 308 blu (un veneto di Torre di Mosto di nome Gianni sui 50/52 anni, di statura alta e robusta che fa il camionista). Eravamo io, Luciano, Giacomo Fabozzi e Adriano Donadio… ci siamo recati nella saletta delle slot machine dove non c’era nessuno; qui in presenza mia, di Fabozzi e Luciano, Gianni ha estratto circa dieci pezzi tra cui ricordo tre pistole a tamburo, una pistola 9×21 (tutte con silenziatore) e una o due pistole mitragliatrici delle quali Gianni ha spiegato l’utilizzo. Si trattava di armi che Luciano aveva ordinato e che Gianni ha recapitato. Dopo averle visionate Donadio ha congedato Gianni invitandolo ad accompagnarmi a casa e gli ha detto che avrebbe sistemato lui le armi; in auto Gianni mi ha detto che sarebbe ripassato da Donadio a prendersi il denaro per le armi. In auto Gianni mi ha spiegato che recuperava le armi all’estero».
Scritto da Carlo Mion per il quotidiano La Nuova Venezia.