Ci sarà anche la sindaca Nadia Zanchin lunedì sera a Ca’ Manetti al convegno su mafia e legalità. Ieri è stato diffuso l’elenco degli ospiti, tra i quali, in collegamento streaming, Luisa Impastato, nipote di Peppino, il giornalista ucciso in Sicilia oltre 40 anni fa. Ci sarà anche l’ex procuratore della Repubblica ed ex sindaco di Napoli Luigi De Magistris. E ancora altri relatori, ovvero il giornalista de Il Gazzettino Maurizio Dianese, l’ex deputato e membro della Commissione antimafia Nicola Pellicani, ma anche la consigliera regionale del Movimento 5 Stelle Erika Baldin e Andrea Zanoni, consigliere regionale e presidente della Commissione sulla legalità. L’evento verrà realizzato coinvolgendo Pd, Movimento 5 Stelle e Unione Popolare, ma non avrà colori politici proprio perché l’intento è quello di avere la massima partecipazione possibile. E in questo senso un’importante messaggio è arrivato dalla prima cittadina che appunto ha voluto annunciare la sua presenza.
«Ho sempre detto – spiega Nadia Zanchin di volermi confrontare con chi ha realmente combattuto la criminalità organizzata: visto che al convegno parteciperanno l’ex pm De Magistris e la nipote di Peppino Impastato, ho deciso di essere presente». Per quanto riguarda un’eventuale manifestazione, per la quale non è stata fissata una data, la Zanchin, pur ribadendo che in questo momento continua a ritenerla non opportuna visto il processo ancora in corso, non esclude una sua partecipazione in futuro, ribaltando almeno in parte le polemiche delle scorse settimane. «Oggi il processo sta vivendo una fase delicata – ribadisce – e credo sia doveroso avere rispetto della situazione, tuttavia se in futuro, a sentenze emesse, verrà organizzata una manifestazione contro la mafia, non avrò problemi a partecipare». A ribadire la necessità di dare segnale concreti contro la mafia è Salvatore Esposito, di Rifondazione Comunista: «Oltre dieci anni fa – dice – avevamo denunciato i dati della Dda che rendeva nota la presenza della mafia con riguardo a beni confiscati e riconducibili a esponenti della criminalità, ma dal mondo politico di allora non ci fu alcuna reazione. Evidentemente la difesa dell’immagine era prevalente. Sette anni dopo ci furono gli arresti che hanno portato al processo attuale: questo è il motivo per cui riteniamo che, oggi più che mai, sia necessario reagire e mobilitarsi per opporsi allo stato di cose».
Scritto da Giuseppe Babbo per il quotidiano Il Gazzettino