No della Procura alla scarcerazione dei pirati della strada. La Procura di Venezia presenterà appello davanti al Tribunale del riesame per ottenere l’emissione della misura cautelare in carcere per i due cugini coinvolti nell’inchiesta sul grave incidente stradale avvenuto giovedì notte a San Donà di Piave, costato la vita a Giuliano Babbo, l’operaio di 53 anni, residente a Brian di Eraclea, travolto frontalmente mentre stava tornando a casa dal lavoro, al volante della sua vettura. Il pm Carlotta Franceschetti ritiene che gli arresti domiciliari disposti dal gip Gilberto Stigliano Messuti non siano sufficienti per Kaitaz Kukiqi, il ventunenne kosovaro che, alla guida senza patente, ha perso il controllo della sua Audi A3 dopo un sorpasso azzardato, ad alta velocità, invadendo la corsia opposta. Ed è convinta che vi siano elementi sufficienti anche per provare la responsabilità del cugino, Edmon Balaj, 26 anni (rimesso in libertà dal giudice), il quale precedeva Kukuqi a bordo di un’Alfa 147 e che, prima di lui, ha effettuato un analogo sorpasso. Secondo il pm, il comportamento di Balaj ha concorso nel provocare lo scontro mortale. Secondo il gip, che lo ha rimesso in libertà, agli atti dell’inchiesta non vi è invece alcun elemento contro il ventiseienne che, quando si è verificato lo schianto mortale, era già transitato, seppure sorpassando in maniera azzardata una vettura che si era immessa da poco e procedeva più lentamente. Davanti al Riesame, tra qualche settimana, il pm potrà produrre gli esiti delle indagini che i carabinieri stanno effettuando per trovare conferme all’ipotesi di una “gara” di velocità tra le vetture dei due cugini; gara di cui, secondo il gip non vi è al momento alcuna prova. I militari dell’Arma stanno cercando altre possibili testimonianze, ma anche le registrazioni di qualche telecamera che, lungo la strada, abbia ripreso il transito dell’Audi A3 e dell’Alfa 147 prima dello schianto, e dunque possa fornire ulteriori elementi sul comportamento tenuto dai due automobilisti. Altri accertamenti riguardano la presenza dei cellulari dei due indagati nella zona dell’incidente: il difensore di Balaj, l’avvocatessa Alessandra Nava, sostiene, infatti, che il suo assistito non era alla guida della vettura vista sfrecciare prima di quella di Kukiqi, e che Balaj è intervenuto soltanto in un secondo momento, rispondendo ad una richiesta di aiuto del cugino, per poi condurlo all’ospedale di Trieste per farsi curare. Versione che potrebbe trovare conferme, ma anche essere smentita dall’analisi delle “celle” agganciate dal telefonino di Balaj all’ora dello schianto, attorno alle 20.30. Non è escluso che la Procura possa chiedere l’arresto di Balaj anche per il reato di favoreggiamento, ipotizzato dal gip in relazione all’aiuto fornito al cugino per darsi alla fuga, allontanandosi dal luogo dell’incidente. Per il solo omicidio stradale, aggravato dalla fuga, la pena prevista va da 5 a 10 anni di reclusione.
Articolo scritto da Gianluca Amadori e tratto dal quotidiano: Il Gazzettino