Per la famiglia di Giuliano Babbo è una mancanza di stile

«Potevano liberali dopo il funerale, fosse stato anche il giorno dopo». Per la famiglia di Giuliano Babbo è una mancanza di stile. Lunedì i genitori, papà Giorgio e mamma Vittoria, con le sorelle Sonia e Barbara, si sono ritrovati nella casa di via Turati, a Brian di Eraclea, dove abitava anche Giuliano, assieme al loro legale, l’avvocato Franco Zorzetto.  «Giuliano è morto», hanno detto i genitori e le sorelle, «e stiamo ancora aspettando il suo funerale, quando veniamo a sapere dei domiciliari a chi lo ha ucciso e la liberazione dell’altro. La nostra fiducia nella giustizia ovviamente resta. Ma certo sapere che chi è responsabile della morte di tuo figlio è già fuori dal carcere quando ancora lui non è stato seppellito è difficile da accettare. L’unico che non aveva colpe è Giuliano, ma non c’è più». La Procura fa appello contro la scarcerazione.  All’indomani della scarcerazione dei due cugini kosovari che per la Procura sarebbero responsabili dell’incidente di giovedì sera a San Donà che è costato la vita a Giuliano Babbo, fuggendo poi senza prestargli soccorso, la pubblico ministero Carlotta Franceschetti è intenzionata a presentare ricorso al tribunale del Riesame contro l’ordinanza firmata dal giudice per le indagini preliminari Gilberto Stigliano Messuti. Con il provvedimento di ieri, Kajtaz Kukiqi, 21 anni, è stato messo agli arresti domiciliari, mentre Edmon Balaj, 26 anni, è libero. La pm aveva chiesto al gip per entrambi la conferma della custodia cautelare in carcere per i reati di omicidio stradale e omissione di soccorso e per la violazione dell’articolo 9ter del codice della strada che punisce le gare di velocità in strada. Ma per il gip non c’è la prova che Balaj abbia avuto un ruolo nell’omicidio stradale e quindi a suo carico al massimo si potrebbe configurare il favoreggiamento nella fuga del cugino. Quanto a Kukiqi, invece, i domiciliari sono stati ritenuti la misura idonea per l’omicidio stradale aggravato dalla fuga, che integra l’omissione di soccorso. Per il gip, poi, non c’è al momento la prova che i due cugini stessero ingaggiando una gara tra loro. Diversa la visione della pm che è pronta a chiedere al Riesame di valutare la sua richiesta cautelare. Il ricorso dovrebbe essere formalizzato nelle prossime ore. Nel frattempo sono le poche parole della famiglia a lasciare il segno. «Chiaramente siamo in una fase cautelare», ha premesso l’avvocato Zorzetto, «poi si aprirà il processo vero e proprio. Dobbiamo però riflettere sul fatto che la nuova normativa sull’omicidio stradale ha delle mancanze e siamo di fronte a un’incoerenza della fattispecie giuridica. La legge infatti riconosce le aggravanti e il carcere per chi guida in stato di ebbrezza o sotto l’influsso di sostanze. Ecco perché nell’impianto normativo qualcosa ancora non funziona. I due cugini hanno commesso comunque qualcosa di grave, la loro è stata una condotta delittuosa, e questo la nuova legge non lo contempla. Il magistrato applica la legge e così è stato in questa fase cautelare, poi ci sarà il processo vero e proprio e la costituzione parte civile della famiglia con la richiesta di risarcimento per i danni morali. I miei assistiti hanno riflettuto che anche sul fatto che Schettino dopo la tragedia della Concordia ha atteso il processo a casa, ma poi è stato condannato». Il vice sindaco di Eraclea, Graziano Teso, ha rinnovato le condoglianze alla famiglia e riflettuto su quanto è accaduto, la morte di Giuliano Babbo, e i risvolti giuridici e processuali della tragica vicenda. «Siamo vicini a questa famiglia che sta vivendo un grave lutto», ha detto Graziano Teso, «ma certo ognuno di noi dovrebbe pensare che poteva essere con la propria auto sulla strada in cui ha perso la vita Giuliano. Poteva accadere a me nel rientro a casa, a chiunque guidi un’auto. E questo fa rabbrividire al solo pensiero. La gara c’era o non c’era? Io non lo so, ma c’era un giovane che guidava un’auto intestata a un’altra persona, senza patente, recidivo. Come possiamo parlare di integrazione oggi, quando un mondo vive parallelamente al nostro, alla società, alla comunità. Tutti si riempiono la bocca d’integrazione e inclusione e poi ci troviamo davanti a queste situazioni terribili, persone senza rispetto per le leggi e la vita umana che non accetteremo mai e che vanno punite con esemplare severità».

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