Il Comune di Eraclea si costituisce parte civile nel maxi processo al clan dei Casalesi di Eraclea. Dopo l’udienza preliminare della scorsa settimana aveva fatto discutere, e non poco, l’assenza in aula dell’ente comunale. Ma ieri mattina Giuseppe Vivola, il commissario straordinario che dallo scorso marzo amministra il Comune dopo il terremoto giudiziario che ha portato all’arresto del sindaco Mirco Mestre, ha firmato la delibera che permette al Comune di costituirsi parte civile nel procedimento in corso, affidando il mandato all’Avvocatura della Città Metropolitana. Con una precisazione fondamentale: l’atto non è legato alle polemiche degli ultimi giorni, ma segue un preciso iter iniziato da tempo. In questo modo il Comune cercherà di essere tra i protagonisti al processo per mafia, cercando di tutelare gli interessi della città. Soprattutto i danni d’immagine provocati dall’intera vicenda, un autentico terremoto giudiziario con epicentro Eraclea ma che ha colpito tutto il territorio.
Il Comune ha dunque deciso di lanciare un chiaro messaggio di legalità, anche se il rischio, visto il ritardo con il quale è stata presentata la richiesta, è quello di non potersi rivalere nei confronti dei soggetti che sceglieranno il rito abbreviato, ma solo su chi opterà per il rito ordinario. «E’ un ‘eventualità – commenta il commissario Vivola – che dovrà essere vagliata dai nostri legali, anche se nella realtà non è ancora chiaro quali e quanti soggetti richiederanno il rito abbreviato». E sempre per quanto riguarda il ritardo nella richiesta di costituirsi parte civile, nella delibera è stato specificato che l’ente non ha ricevuto alcuna notifica sull’inizio del processo. «Abbiamo appreso dell’inizio del processo dalle testate giornalistiche locali – aggiunge il commissario – mentre la notifica è stata fatta solo al Ministero dell’intero. Nel nostro caso da giorni avevamo avviato l’iter necessario, Consultandoci con il Ministero e i nostri avvocati. Una volta ottenuto tutti i pareri favorevoli, abbiamo formalizzato questa decisione perché, qualora i reati contestati agli imputati fossero accertati, gli stessi potrebbero comportare il diritto del Comune, in quanto esponenziale portatore degli interessi della collettività, al risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali, compresi quelli derivanti dalla lesione dell’immagine. Intendiamo dare un segnale a sostegno della legalità ma anche cercare di ottenere un concreto ristoro a favore della comunità a fronte di ogni ripercussione negativa registrata in questa vicenda». E alla luce di questa delibera il commissario ribadisce come l’attività del Comune non si sia mai fermata. «L’attività di amministrazione prosegue – conclude Vivola – abbiamo fatto anche scelte importanti, e quest’ultima delibera lo conferma.
Scritto da Giuseppe Babbo per il quotidiano “Il Gazzettino“