Una ditta di Eraclea sta sperimentando l’irrigazione salva acqua

Nuove tecniche per salvare le coltivazioni, all’azienda agricola La Fagiana di Eraclea sono iniziate le sperimentazioni che permetteranno di affrontare l’allarme siccità. Una minaccia incombente per le coltivazioni, tanto che la ditta del Veneziano sta già correndo ai ripari introducendo dei sistemi che permetteranno un notevole risparmio d’acqua grazie a manichette inserite direttamente nei campi coltivati.

Con 9 mila quintali di riso commercializzati all’anno, il titolare Alberto Bastianello deve pensare a un futuro in cui l’acqua sarà sempre più scarsa. E il riso, si sa, cresce proprio nell’acqua. L’azienda impiega 12 persone, si estende su 460 ettari, 160 dei quali dedicati specificamente alla coltivazione del riso: Carnaroli, ma anche Vialone nano. Varietà che si coltivano ormai da diversi anni e con qualità sempre maggiore. Nell’azienda si sviluppa l’intera filiera: dalla coltivazione alla vendita a privati, super- mercati rionali e anche gruppi di acquisto solidale. I numeri sono importanti in questa realtà sospesa tra Eraclea e Caorle, alle spalle del mare, un esempio di ecosostenibilità riconosciuta in Europa.

«La siccità è un tema sulla bocca di tutti – spiega il proprietario de La Fagiana, Alberto Bastianello – e non solo tra gli agricoltori, che sono i primi a evidenziarlo con estrema apprensione. Lo scorso anno è stato già molto difficile, ma questo lo sarà ancora di più, vista la mancanza d’acqua che abbiamo potuto constatare. Si avverte in generale la carenza d’acqua, con poca neve in montagna, pioggia scarsa, fiumi asciutti e addirittura sotto il minimo livello storico». Alla Fagiana non sono rimasti fermi e hanno iniziato a studiare sistemi di irrigazione alternativi, prendendo spunto da Paesi di tutto il mondo, per sintetizzare un sistema in grado di adattarsi alle caratteristiche peculiari del territorio. E pare che lo abbiano trovato, anche se la sperimentazione è in corso e non si fermerà, per individuare tecniche sempre più innovative.

«Le prospettive non sono buone per un domani – prosegue Bastianello – un domani che per noi significa già tra qualche mese, quando dovremo seminare e raccogliere il riso che è la nostra coltura principale. Se manca l’acqua e il cuneo salino sale troppo, noi concretamente faticheremo a seminare il riso. Stiamo cercando di ovviare il problema utilizzando una nuova tecnica di irrigazione che può essere utile in questa situazione così complicata. Molti sanno che il riso nasce nell’acqua che ha una funzione di cappotto termico per regolarizzarne la temperatura. Stiamo utilizzando delle manichette, veri e propri tubi di gomma posati sul terreno a una distanza di 80 centimetri circa per poter irrigare. Avremo così un minore utilizzo d’acqua con risparmio enorme – conclude fiducioso – anche se questo sistema comporterà spese maggiori. Questo sarà un altro discorso da affrontare. Ci stiamo attrezzando e siamo attenti a tutte le novità per salvare questa tradizione così radicata ormai anche nel nostro territorio. Dobbiamo gestire nel miglior modo la mancanza d’acqua che sembra essere il problema del futuro. E sarà sempre più difficile».

Scritto da Giovanni Cagnassi per il quotidiano La Nuova Venezia

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